CUT: incontri siciliani e distretto uva da tavola

CUT: manca pochissimo alla realizzazione del Distretto, resoconto del viaggio in Sicilia e si lavora anche al catasto varietale

da Redazione uvadatavola.com
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Queste sono settimane molto fitte di lavori e incontri per la CUT, la Commissione Italiana Uva da Tavola. Mentre alcuni soci sono impegnati a dar vita al Distretto dell’uva da tavola pugliese – che si realizzerà entro luglio – altri hanno organizzato e partecipato a una decina d’incontri per stimolare una maggiore adesione da parte dei produttori siciliani.

Ma andiamo per ordine, nella prima parte dell’articolo con il presidente della CUT – Massimiliano Del Core – chiariamo i tempi e le opportunità che l’imminente costituzione del Distretto comporterà. Successivamente avrete modo di leggere le impressioni di Lorenzo Diomede – Project Manager della CUT – reduce da tre giorni ricchi d’incontri sul territorio siciliano.


Massimiliano, a che punto siamo per la costituzione del Distretto?

“Ad oggi stiamo terminando la fase di raccolta dei dati delle aziende che avvieranno la costituzione del Distretto dell’uva da tavola pugliese. La costituzione avverrà entro il mese di luglio (sempre stando ai tempi notarili). Dopo di che potremo partire con gli investimenti, rivolti alle aziende aderenti e che faranno parte del contratto di filiera e di Distretto. Sarà infatti possibile partecipare a un bando nazionale sul quale sono stati convogliati i fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) destinati all’agricoltura.

Ciò consentirà al Distretto d’intercettare fondi per finanziare “misure verticali e orizzontali”.

Le prime sono misure volte a sostenere la singola azienda per l’acquisto di macchine, macchinari, nuovi impianti di uva da tavola, rinnovamento degli impianti esistenti, irrigazione. Le “misure orizzontali”, invece, sono volte a produrre benefici per l’intero comparto e finanziano: promozione, sviluppo di nuovi mercati, sviluppo varietale, ricerca, comunicazione, innovazione, agricoltura 4.0. I sostegni previsti sono di gran lunga maggiori rispetto al consueto budget assegnato dai piani di sviluppo rurale. Questa volta si tratta, infatti, di una contribuzione che, a seconda del tipo d’investimento, potrà coprire dal 50 al 100% dei costi degli investimenti. All’interno della “progettazione orizzontale” rientra anche il catasto varietale dell’uva da tavola, per il quale la CUT ha già raggiunto un accordo operativo con il CSO Italy (Centro Servizi Ortofrutticoli)”.

Chi volesse aderire alla costituzione del Distretto cosa può fare?

“La CUT ha inviato un modello da compilare, sia ai propri associati che alle imprese che hanno manifestato interesse a riguardo. Attualmente sono circa 40 le aziende promotrici che costituiranno il Distretto. Chi volesse aggiungersi ha tempo, al massimo, fino al 10 luglio per contattarci. Ovviamente le aziende potranno aggregarsi anche successivamente, ma è importante anche mettere in moto il tutto con un numero corposo di realtà. La costituzione del Distretto sarà un momento storico per l’intero comparto nazionale”.


Visti i tempi che corrono le opportunità che il PNRR offre sono, dunque, fondamentali.

“Il distretto – coordinato dalla CUT – si farà carico di azioni di natura strategica, lavorerà per realizzare economie di scala volte ad ammortizzare i rincari che stanno travolgendo il mondo produttivo e della trasformazione. Accedere ai finanziamenti del PNRR sarà fondamentale per poter cominciare ad essere più autonomi e ancora più innovativi. Penso, ad esempio, all’energia elettrica. Si potrebbero realizzare degli impianti agro-voltaici nelle campagne, oppure creare consorzi volti a gestire e distribuire l’acqua per l’irrigazione. Sono innumerevoli le iniziative a sostegno della produzione e degli operatori commerciali. Accedere e utilizzare correttamente i fondi è fondamentale. Ma attenzione, ci tengo a sottolineare che “accedere ai fondi” non vuol dire ricevere dei soldi per continuare a svolgere le attività che abbiamo sempre fatto nel modo in cui le abbiamo sempre fatte. Dobbiamo cogliere l’occasione per voltare pagina e andare a vele spiegate verso l’agricoltura 4.0. Dobbiamo evolvere, diventare sostenibili – anche e soprattutto dal punto di vista economico – per poter diventare più competitivi. Se dovessimo essere troppo lenti nel rinnovarci non faremo altro che perdere ancora una volta competitività”.

Possiamo dire, quindi, che in tempi bui è l’unione che fa la forza e la CUT, in questo senso, rappresenta un faro per la viticoltura da tavola. Ti sento molto positivo, Massimiliano.

“Sebbene ci siano tante difficoltà economiche mi rendo conto che la disponibilità dei fondi per l’agricoltura offerta dal PNRR rappresenta un’occasione unica che non possiamo e non dobbiamo mancare. Stiamo parlando di oltre un miliardo e duecento milioni di euro“.

Termina così l’intervista al presidente della CUT, l’animo è positivo e la visione chiara. Dopo appena qualche secondo, però, squilla nuovamente il telefono. Questa volta si tratta di Lorenzo Diomede, Project Manager della CUT.

Avevo chiesto proprio a lui una fotografia di quanto accaduto in Sicilia. Dal 26 al 28 giugno, infatti Lorenzo, accompagnato dal vicepresidente CUT Stefano Borracci e dai due consiglieri dell’associazione: Michelangelo Stolfa e Francesco Mazzone hanno partecipato a diversi incontri siciliani. Il consigliere CUT Emanuele Vita, viticoltore siciliano, si è anche impegnato ad organizzare uno degli incontri. Il gruppo, coordinato dallo stesso Lorenzo Diomede, ha approfittato dei tre giorni per incontrare decine di produttori e imprenditori attivi nelle aree di Mazzarrone e Canicattì. L’obiettivo era quello di diffondere il più possibile l’impegno della CUT anche in Trinacria.

Cosa è accaduto in questi tre giorni, Lorenzo?

La CUT cerca, attraverso i propri consiglieri e soci, ogni occasione per ragionare sullo stato del comparto nazionale di tutte le regioni interessate nella produzione dell’uva da tavola. Abbiamo registrato, da parte dei produttori, una grande voglia di apertura alla coltivazione delle uve seedless, unita alla determinazione a tutelare e difendere le tipicità della produzione della regione. In Sicilia ci siamo confrontati anche con i maggiori esponenti del comparto locale dell’uva da tavola. Mi riferisco, in particolare, ai presidenti delle due IGP di Canicattì e di Mazzarrone, rispettivamente Salvatore Lo Dico e Gianni Raniolo. Inoltre abbiamo incontrato anche il vicepresidente dell’associazione “produttori siciliani di uva da tavola”: Gaetano Piccione.

Quali esigenze sono emerse dagli incontri?

Dai diversi incontri è emersa l’esigenza di un confronto nazionale circa il futuro del comparto. Molti produttori vorrebbero una bussola per orientare le proprie scelte in base alle novità varietali tra cui è possibile scegliere. A tal riguardo risulta necessario lavorare, però, su dati attendibili circa le produzioni. Tutto ciò ci permetterebbe di pianificare avendo contezza dei volumi prodotti. In questo senso il catasto varietale sarà uno strumento fondamentale e la CUT è già all’opera per realizzarlo con il supporto del CSO Italy.

Quali riflessioni sono nate in seguito a questi incontri?

Durante il viaggio è maturata in me la convinzione che l’Italia dovrebbe sottrarsi allo sterile inseguimento di realtà estere altamente industrializzate, che nascono e crescono da presupposti diversi dai nostri, per puntare, invece, sulla valorizzazione e produzione delle proprie specifiche caratteristiche ambientali e territoriali. Tutti questi elementi contribuiscono a trasferire al nostro prodotto una migliore qualità e un sapore particolare. Fattori che contraddistinguono le uve coltivate in Italia. Bisognerebbe anche comprendere che l’estensione media delle nostre aziende è pari a 3-5 ettari, stiamo parlando di realtà piccole, se paragonate alla media di altri Paesi produttori, che producono in maniera “industriale” l’uva. Ecco, dovremmo capire che giochiamo proprio in un altro campionato. Solo cambiando punto di vista saremo capaci di trasformare in punto di forza quello che dai più è considerata una debolezza: la cura e l’attenzione che viticoltori e tecnici dedicano ad ogni grappolo. Debolezza perché tutta questa attenzione al prodotto si trasforma in costo. In realtà è proprio questa cura l’elemento su cui puntare per riuscire a caratterizzare il prodotto italiano, per far sì che si distingua da una produzione di massa. Occorre, però, una strategia coordinata. Un’azione generale “di comparto” e non azioni singole e occasionali. L’unica via da seguire, quindi, è l’aggregazione.

Grazie Lorenzo, dunque i presupposti per allargare il numero dei soci siciliani della CUT ci sono. Il progetto della CUT, al momento, è quello di accedere ai fondi del PNRR attraverso la costituzione del Distretto e lavorare per pianificare la produzione di uva su tutto il territorio nazionale. Non ci resta che fare gli auguri di buon lavoro, continueremo ad aggiornare i nostri lettori a riguardo.

Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com

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