Il settore agricolo – incluso il comparto dell’uva da tavola – è oggi chiamato a integrare pratiche di innovazione e sviluppo nelle proprie attività, affinchè sia possibile realizzare produzioni nel rispetto della sostenibilità ambientale.
Questo obiettivo è di fondamentale e crescente importanza, soprattutto a fronte dei fenomeni di cambiamento climatico, che oggi si verificano con sempre maggiore frequenza. Nell’ambito della produzione di uva da tavola, a ogni livello della filiera corrispondono emissioni di gas e materiali che contribuiscono a peggiorare lo stato di salute del pianeta.
In tale contesto, dunque, è utile porre l’attenzione sui generatori di SO2, che sono dispositivi utilizzati durante le fasi di post raccolta dell’uva da tavola per garantire la conservazione prima della vendita e per limitare lo sviluppo dei patogeni del post raccolta. Sebbene questi generatori siano di indiscussa utilità e consentano di ridurre i quantitativi di anidride solforosa impiegati nella conservazione dell’uva da tavola, si tratta di dispositivi che generano una grande quantità di materiale plastico inquinante e quindi nocivo per l’ambiente.
Tra le aziende produttrici di generatori di SO2 vi è la società cilena Infruta che produce e distribuisce dispositivi a livello globale sotto il nome di PROTEKU Grape Guards.
In un contesto di innovazione e cambiamento, improntati alla sostenibilità ambientale, l’azienda in questione ha elaborato una “formula” per ridurre l’impatto che la produzione di generatori di SO2 ha sull’ambiente.
In collaborazione con un’azienda di upcycling, infatti, l’azienda cilena ha introdotto una nota green nella propria produzione che, a sua volta, funge da stimolo e spunto per altre aziende del settore.
Tale nota produttiva green si riferisce al riutilizzo di materiali di scarto della produzione, utilizzabili per la realizzazione di prodotti diversi dai generatori di SO2. In questo modo, è stato possibile realizzare vasi per piante a uso domestico e sottobicchieri costituiti per il 100% in plastica riciclata e recuperata dagli scarti di produzione dei generatori di SO2.
L’idea è nata dall’esigenza di sviluppare sistemi sempre più sostenibili in agricoltura – come sottolineato da Katerina Maldonado, responsabile marketing dell’azienda Infruta – con l’obiettivo di far parte del cambiamento.
“Le risorse non sono illimitate – ha chiarito – ed è quindi nostro dovere ridurre al minimo i rifiuti che produciamo e mettiamo in circolo. Il problema non riguarda solamente alcune persone, ma tutti. È responsabilità di tutti produrre cambiamento per costruire un mondo migliore. La sostenibilità e l’economia circolare, infatti, sono obiettivi strategici, mentre l’utilizzo e la buona gestione delle risorse una priorità”.
Se tutte le aziende del settore agricolo integrassero nel proprio funzionamento sistemi e tecniche rispettose dell’ambiente, le emissioni di materiali e gas inquinanti si ridurrebbero drasticamente, partecipando alla sempre più necessaria transizione ecologica.
“L’integrazione del riutilizzo di materiale plastico di scarto ha permesso di ridurre mensilmente i rifiuti plastici del 2,4%, riducendo l’impronta di carbonio di 0,8 tonnellate di CO2 che non vengono in questo modo rilasciate nell’ambiente”.
In tal senso, oltre ad allinearsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dalle Nazioni Unite, la realtà cilena si inserisce nel processo di transizione ecologica cui l’agricoltura è chiamata a partecipare. In questo modo, quindi, anche altre aziende del settore sono invitate a integrare nei propri comparti produttivi sistemi rispettosi dell’ambiente e a efficientare, in ottica di sostenibilità ambientale, le organizzazioni già esistenti.
Silvia Seripierri
©uvadatavola.com