Uva da tavola: il valore aumenta.
I dati del 2021 hanno confermato un incremento delle produzioni e soprattutto delle esportazioni, che vedono il prodotto di eccellenza della Puglia, cioè l’uva da tavola, al secondo posto tra i prodotti più esportati con quasi 730 milioni di euro di controvalore (+1,21%). La Puglia contribuisce in maniera importante al saldo positivo della bilancia commerciale dell’ortofrutta italiana.
Ad affermarlo è Giacomo Suglia , vice presidente di Fruitimprese nazionale e presidente di Apeo, l’associazione degli esportatori pugliesi, in un’intervista rilascia sul sito olioofficina.it.
La produzione pugliese di uva da tavola, secondo le dichiarazioni di Suglia, risulta: “In linea con le esigenze dei consumatori mondiali, perché possiamo offrire uva fresca per ben 6 mesi l’anno (da luglio a dicembre)”.
Le uve seedless rappresentano il 50% della produzione pugliese
“In questi ultimi 3 anni – continua Suglia – la quota delle uve seedless ha raggiunto il 50% dell’intera produzione pugliese. LA Puglia raccoglie volumi di prodotto pari al 70% dell’intera produzione italiana, che è di circa 8 milioni di quintali. Oltre a queste credenziali, siamo unici nell’avere il marchio di I.G.P. Uva di Puglia, unico marchio comunitario che abbraccia l’intera produzione regionale di uva da tavola tradizionale in Puglia” .
Costi, burocrazia e disciplinari restrittivi
Ma tutto ciò non è di certo semplice, perché i divieti sono tanti:” A coronamento di tutto questo a livello nazionale siamo il Paese con il più restrittivo disciplinare fitosanitario. Grazie alla professionalità dei nostri produttori la Puglia è una delle regioni più rispettose e attente all’ambiente. Purtroppo abbiamo un handicap notevole, cioè siamo il Paese con i costi più alti e una burocrazia eccessiva”.
Non solo il disciplinare, ci sono anche i rincari: “A questo ora si aggiunge l’aumento dell’energia elettrica, con circa il 100% e con il caro carburanti, aumentati del 30% oltre a pedaggi autostradali, visto che il 100% delle merci viaggia su gomma. Nonostante queste enormi difficoltà le nostre pregiate produzioni ci fanno ben sperare in quanto i consumatori sono consapevoli delle qualità fitosanitarie, organolettiche e di rispetto ambientale”.
Occorre che
Suglia chiede, quindi, l’intervento delle istituzioni: “Noi, come rappresentati dei produttori, ci permettiamo di lanciare un appello alla politica e alle istituzioni, per trovare la maniera di ammortizzare una parte dei costi. Magari intervenendo sulle accise nell’immediato. In questo modo è come se lo Stato dovesse fare un investimento sulle imprese per non farle chiudere”.
Si tratterebbe, secondo Suglia, di un passo importante per:
- l’economia nazionale,
- la quiete sociale e
- i territori.
Abbiamo perso competitività
“L’eventuale investimento da parte dello Stato risulta necessario per non perdere la competitività delle imprese – rincara la dose il vicepresidente di Frutimprese – . A causa della guerra in Europa tutte le produzioni di livello medio-basso di provenienza dalla Grecia, Moldavia e altri Paesi dell’Est Europa che prima andavano sul mercato ucraino, polacco e bielorusso, ora si stanno invece riversando sul mercato dell’Europa occidentale con progressivo abbassamento dei prezzi medi. Calo dovuto all’eccessiva offerta di produzioni. Insomma è in atto la legge di mercato, cioè che il prezzo viene determinato dall’incrocio tra domanda ed offerta.
Il Distretto Produttivo dell’Uva da Tavola
Infine, in merito alla nascita di un distretto produttivo di qualità dell’uva da tavola pugliese, Suglia conclude: “L’intraprendenza delle aziende pugliesi si nota anche nelle costituzioni di marchi comunitari, come già detto dell’I.G.P. Uva di Puglia, ma anche con nascite di Distretti produttivi. Infatti per avere aziende di alta professionalità, che non solo rappresentano il fiore all’occhiello del territorio. Ma che lavorino per promuovere al meglio la propria produzione e valorizzare il proprio territorio”.
Autore: La Redazione