Cia – Agricoltori Italiani Puglia e Movimento Nazionale per l’Agricoltura lanciano l’allarme: i prezzi dell’uva sono ai minimi storici, non riusciamo nemmeno a recuperare i costi di produzione.
Uvadatavola.com raccoglie le denunce del Movimento e della CIA: “Nella filiera la catena del valore è tutta spostata sull’ultimo anello: la GDO. La merce, acquistata ai produttori per pochi spiccioli, viene poi rivenduta con rincari che talvolta superano anche il 200%. L’uva da tavola non può essere un bene di lusso, se i costi sono troppo alti è ovvio che il consumatore preferirà frutta più economica o semplicemente altri prodotti”.
Facciamo un po’ di conti
“I prezzi al produttore sono sempre gli stessi del 2000 (quando avevamo circolavano ancora le lire), possono oscillare dai 50 ai 70 centesimi di euro al kg. Sui banchi dei supermercati, però, i prezzi degli stessi prodotti lievitano e talvolta si trovano cestini da mezzo kg di uva a 2,50 euro. Vorremmo che il prezzo fosse equamente distribuito lungo tutta la filiera: un euro al produttore, uno al commerciante e una alla Grande distribuzione. Ad oggi la GDO gioca sul fatto che la nostra offerta è troppo disgregata. Al contrario i buyer della Grande Distribuzione sono appena 5 in tutto. L’uva da tavola, inoltre, è un prodotto deperibile, il produttore deve assolutamente venderla perché il clima, con nebbie ed umidità potrebbe in pochi giorni distruggere una grande percentuale di prodotto. Così come accaduto quest’anno”.
Il primo passo è realizzare un tavolo tecnico in Regione Puglia:
“Donato Pentassuglia – Assessore. Agricoltura, Industria agroalimentare, Risorse agroalimentari, Riforma fondiaria, Caccia e pesca, Foreste – e Francesco Paulicelli – consigliere Regionale – ci stanno sostenendo molto perché comprendono fino in fondo i nostri bisogni. Siamo molto fiduciosi, possiamo contare su di una collaborazione proficua che è nata tra le due associazioni e la Regione Puglia”.
Le azioni necessarie ad agevolare i settore primario
“Come associazioni di produttori chiediamo innanzitutto di dimezzare i contributi per gli operai agricoli, che siano almeno pari a quelli dei nostri competitor. Mentre in Italia, in media si paga circa 17/18 euro per giornata lavorativa. Germania, Grecia e Spagna pagano costi inferiori, e di molto. Proponiamo inoltre di usufruire dell’IVA agevolata al 2% su tutti i prodotti che acquistiamo per lavoro. Si tratta di azioni fondamentali per garantire competitività di tutte le aziende agricole e non solo dei viticoltori. Altro punto da non trascurare è che mentre il commerciante vende il prodotto alla GDO + iva; quando invece è il produttore a vendere al commerciante il prodotto viene venduto senza Iva. Quando incasso l’assegno devo quindi pagare 4% di tasse. Ecco a noi basterebbe che quel 4% si trasformasse in 1%“.
Aumenti, aumenti e ancora aumenti
“Ormai nel mondo i Paesi che producono uva da tavola sono tantissimi, ma tra tutti siamo sempre noi italiani ad avere i costi di produzione più alti. Il peggio, però, sta per arrivare. Sono aumentati tutti i fitofarmaci e le materie prime, i teli per la protezione dei vigneti, il filo di ferro e i pali di cemento per gli impianti. Quindi se oggi produrre un kg di uva costa 60 centesimi di euro, il prossimo anno me ne costerà 80. Se dovessero continuare a riconoscerci i soliti 50 centesimi di euro al kg produrre uva non sarà più economicamente sostenibile. Il prossimo anno – Facendo velocemente un po’ di conti – condurre un ettaro di uva da tavola costerà 2500 euro in più. Se i produttori non dovessero essere tutelati saranno i primi ad essere tagliati fuori dal mercato”.
Tutto questo non è economia, è dignità umana. Continueremo a batterci per difendere il nostro lavoro e le nostre famiglie.
E di oggi è il comunicato stampa di Cia Agricoltura recita:
Nel comparto dell’uva da tavola, la Puglia è la prima regione italiana per numero di aziende, quantità e qualità della produzione. Il dato complessivo regionale si attesta su una superficie di 25.085 ettari utilizzati e una produzione di 6.400.000 quintali. La provincia di Bari, da sola, registra 10.750 ettari utilizzati e una produzione annuale pari a 2.332.000 quintali. Non sono soltanto numeri di eccezionale rilievo, ma si tratta soprattutto di reddito per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, posti di lavoro, un’economia di filiera che è motore trainante del nostro export. Per il comparto dell’uva da tavola, incombe, più di altri comparti, la questione delle royalty da pagare sulle nuove varietà. Il fenomeno sta diventando una trappola silenziosa che rischia di danneggiare seriamente gli imprenditori agricoli.
QUESTIONE ROYALTY
Per Raffaele Carrabba, presidente di Cia Puglia, “la questione è nota da tempo e riguarda tutta la Puglia: sulle uve da tavola senza semi, soprattutto, ma anche su moltissimi prodotti ortofrutticoli e agrumicoli, negli ultimi tempi si sta giocando una vera e propria guerra dei brevetti”. In alcuni Paesi, come Israele, Cile e Stati Uniti, la ricerca scientifica ha prodotto nuove varietà di frutti. La proprietà intellettuale di quelle produzioni implica il pagamento delle royalty da parte dei semplici agricoltori sul territorio, non solo per avere l’autorizzazione a coltivare determinate varietà ma anche nella successiva vendita del raccolto. Di fatto, agli agricoltori viene imposto anche a chi vendere. Un’imposizione che, se elusa, può avere conseguenze estreme, fino al taglio delle viti. In sostanza, per poter coltivare le nuove varietà, l’azienda agricola deve sottoscrivere un contratto che la vincola non solo a pagare le royalty, ma anche a vendere e commercializzare l’uva solo attraverso uffici della società che detengono il brevetto vegetale. In pratica si diventa ‘succursali’, una sorta di franchising, con qualcun altro che diventa padrone in casa nostra, di fatto titolare del destino di ogni politica commerciale e di vendita che decide al posto dell’agricoltore come e quanto coltivare e quale reddito deve andare a chi investe e lavora sul campo, si accolla il rischio d’impresa, paga fior di euro per assicurare i propri vigneti e li cura.
Autore: Teresa Manuzzi
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