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Nel mondo dell’agricoltura di precisione, c’è una sfida che ha resistito all’automazione più di altre: la raccolta dell’uva da tavola. Per un robot, infatti, questa operazione rappresenta un vero e proprio incubo. Non si tratta solo di staccare un frutto dalla pianta, ma di lavorare con un prodotto dalla forma irregolare, i grappoli fitti e i tralci sottili. La variabilità biologica, l’occlusione di foglie e rami, e persino le condizioni di luce rendono difficile individuare con precisione il punto esatto da cui recidere il grappolo. Eppure, un team cinese ha fatto un notevole passo avanti.
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YOLO v8n-DWF: la sigla che promette la raccolta dell’uva automatizzata
Il gruppo di ricerca della Shandong Agricultural University, in Cina, ha sviluppato un sistema chiamato YOLO v8n-DWF, una rete neurale avanzata pensata per localizzare con precisione i punti di raccolta dell’uva da tavola. Il nome sintetizza (o quasi) una combinazione di tecnologie:
- YOLO v8n, una versione “nano” dell’algoritmo You Only Look Once, tra i più rapidi per il riconoscimento oggetti;
- DCN (Deformable Convolutional Networks) che introduce una flessibilità nella “vista” del modello, adattando le convoluzioni alla forma reale del grappolo;
- WIoU v3 (Wise Intersection over Union) migliora la capacità del modello di valutare e correggere le imprecisioni sui target più difficili, come i tralci;
- una quarta testa di rilevamento, pensata su misura per oggetti piccoli e complicati.
Insieme, questi ingredienti costituiscono una ricetta molto promettente per rendere la raccolta dell’uva automatizzata più di una curiosità da laboratorio.
Un dataset coltivato sul campo
Il training del modello è stato curato con rigore quasi artigianale. Gli scienziati hanno raccolto 2777 immagini di vigneti reali, scattate in diverse stagioni, orari e condizioni di luce, dall’alba alla notte. Le varietà d’uva testate sono state le più comuni nei mercati asiatici: Summer Black, Shine Muscat, Kyoho.
Le immagini sono state etichettate in due categorie: “grappolo” e “asse”, cioè il tralcio. Per addestrare la rete, i ricercatori hanno diviso le immagini in set di training, validazione e test. L’obiettivo era chiaro: addestrare un algoritmo capace non solo di “vedere” l’uva, ma di capirne l’anatomia.
Il cuore dell’innovazione è il sistema di localizzazione geometrica del punto di raccolta. A partire dalle immagini processate da YOLO v8n-DWF, il sistema misura l’aspect ratio del tralcio (altezza/larghezza): se il rapporto supera un certo valore (3), si presume che il tralcio sia dritto, e il punto di taglio viene calcolato in basso al centro. Se inferiore, il tralcio è piegato e viene usato un filtro mediano per determinare la zona di maggiore contrasto di grigi, ovvero il punto dove verosimilmente si trova la connessione al grappolo.
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Immagine di localizzazione dei punti di raccolta dell’uva da tavola.
Una raccolta dell’uva quasi perfetta
Come riportato nello studio, il sistema ha ottenuto risultati sorprendenti:
- precisione complessiva: 97,9%
- precisione specifica sui tralci: 97,0%
- mAP50 (media della precisione a soglia 0.5): 97,6%
- tasso di successo della localizzazione: 88,24%
- tasso di raccolta effettiva in campo: 87,40%.
Per dare un termine di paragone, l’approccio YOLO-GP – versione precedente del dispositivo – si fermava a un 80% circa di localizzazione. E il modello YOLO v8n-DWF, con appena 4,19 milioni di parametri, batte per efficienza e accuratezza modelli molto più pesanti.
Il robot, però, non è infallibile. I ricercatori hanno infatti identificato tre limiti principali, che riguardano la presenza di tralci deformati o troppo lunghi; occlusioni da foglie o altri grappoli e la mancanza di una buona illuminazione, soprattutto in controluce. Si tratta di casi in cui il modello può confondere l’uva con rami o sfondi, o semplicemente non vedere nulla. In serbo, però, c’è già la soluzione: il passaggio dal riconoscimento a una segmentazione di istanze, in grado di distinguere meglio ogni singolo tralcio. Accanto a questo, si procederà con la gestione attiva dell’illuminazione e il filtraggio dei disturbi visivi.

Risultati del rilevamento in diversi ambienti di illuminazione: a controluce, b controluce, c illuminazione frontale, d illuminazione notturna.
Dalla raccolta alla potatura
Un dettaglio non trascurabile: il robot non è stato progettato solo per raccogliere. Il sistema è infatti pensato per operazioni multiple, come il diradamento dei grappoli o la potatura, che lasciano ipotizzare un impiego sempre più strutturato di qui al prossimo futuro.
Già nel caso della raccolta automatica dell’uva, il progetto YOLO v8n-DWF ha dimostrato che parliamo di una realtà sempre più vicina. Il sistema funziona, è preciso, ed è abbastanza leggero da essere impiegato sul campo con hardware a basso consumo. Certo, resta da superare il problema dell’occlusione e della luce, ma il sentiero è tracciato.
E in un comparto dove la manodopera agricola scarseggia e i costi aumentano, vedere un braccio robotico che raccoglie con cura un grappolo può essere più di una scena suggestiva: è il segno che anche la raccolta dell’uva può diventare smart.
Ilaria De Marinis
@uvadatavola.com