La filiera globale dell’uva da tavola si è data appuntamento, online, in occasione dell’evento Global Grape Congress. Obiettivo dell’iniziativa era comprendere in che modo evolverà il comparto globale dell’uva da tavola nel prossimo futuro.
Interessanti sono state le osservazioni ad opera dei portavoce dei diversi breeder internazionali. Dai loro interventi è emerso come l’innovazione varietale sarà fondamentale per diminuire gli input di natura chimica – considerando gli aumenti dei costi dei formulati – magari attraverso l’ottenimento di piante resistenti ai patogeni.
Ma non solo, i ricercatori sono all’opera per commercializzare nuove varietà di uva tolleranti agli stress abiotici che il cambiamento climatico comporterà. Vista la carenza di manodopera che affligge il comparto a livello globale, altro fattore da tenere sotto controllo è l’ottenimento di nuove varietà di uva che richiedano meno operazioni colturali.
Varietà resistenti ai patogeni
Andy Higgins lavora per il breeder statunitense IFG e nel corso dell’incontro ha sottolineato: “L’aumento dei costi di input, le crescenti sfide circa trasporto e logistica….I breeder offrono soluzioni a molte di queste sfide. L’impatto che possiamo avere sull’intero successo della catena di approvvigionamento è significativo e l’unico modo per farlo è introdurre nuove varietà di uva che soddisfino queste esigenze”.
Tolleranza agli stress idrici
Shachar Karniel del programma di allevamento Arra di Grapa Varieties ha affermato: “Le condizioni climatiche sempre più imprevedibili, comprese piogge tardive e abbondanti, hanno dimostrato che le scelte compiute da Arra – con l’ottenimento di varietà tolleranti a piogge eccessive – sono state lungimiranti. Il cambiamento climatico ha dimostrato che la nostra visione era corretta. Quando c’è una pioggia inaspettata l’Arra 15 è molto tollerante. I nostri laboratori stanno cercando di ottenere lo stesso livello di resistenza allo stress idrico per nuove varietà di uva con colorazioni ed epoche di raccolta differenti”.
Meno operazioni colturali
Andy Higgins di IFG ha poi affermato che una buona tolleranza allo stress idrico la si ritrova anche nelle varietà di casa IFG come: Sweet Celebration e Sugar Crisp.
“L’uva da tavola è infatti una delle colture più laboriose in circolazione – ha aggiunto Higgins -; e come allevatori abbiamo l’obbligo di pensare a come le nostre varietà potranno contribuire a evitare alcune operazioni colturali. Vuol dire chiedersi a priori che tipo di potatura richiederà questa nuova cultivar? Che tipo di diradamento eseguire? Occuparsi della resistenza del frutto in post-raccolta. Oggi i costi di molte di queste operazioni ricadono sulla catena produttiva; ma sappiamo che esiste una componente genetica in tutto questo”.’
Tolleranza alla siccità e basso fabbisogno di freddo
Secondo Shachar Karniel un’altra strada da percorrere per i breeder internazionali è quella di ottenere piante in grado di sopravvivere ad un clima più secco e ad ondate di calore più lunghe e intense. Stiamo osservando in che modo si comportano le nostre nuove selezioni messe a dimora in areali con climi estremi. Il nostro obiettivo è osservare la loro adattabilità. Bisogna insistere sulle varietà con un basso fabbisogno di freddo. Questo è il fattore che garantisce la resistenza della riproduzione in condizioni di siccità e non mette a rischio il germogliamento”.
Uva Bio, le potenzialità sono tante
Infine si è parlato anche delle potenzialità offerte dal mercato biologico con Volkert Engelsman, CEO dell’esportatore olandese Eosta BV, ha rivelato che la categoria dell’uva biologica ad oggi risulta ancora sottosviluppata.
“I produttori – ha ffermato Engelsman – in passato non possedevano le attuali varietà e non conoscevano le tecniche colturali attuali. Invece oggi è possibile produrre in Bio, grazie all’innovazione varietale possediamo cultivar più resistenti, con acinatura interessante e colorazione ottima. Il mercato biologico si sta sviluppando rapidamente, l’obiettivo per il futuro è raggiungere quota 25% delle produzioni dell’Unione Europea. Le potenzialità di crescita per l’uva biologica ci sono e sono ghiotte”.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com