La “flavescenza dorata” è un’ampelopatia temuta per la rapidità di diffusione e i danni economici causati su vite.
L’agente causale della Flavescenza dorata è un fitoplasma (regno Bacteria, classe Mollicutes) che altera i tessuti conduttori atti a traslocare linfa elaborata dalle foglie al resto della pianta.
Già nel 2005 si è riscontrata la presenza del principale vettore della flavescenza – la cicalina Scaphoideus titanus Ball – anche in alcune regioni del Sud Italia: Basilicata, Campania, Calabria e Puglia. La presenza dell’insetto, però, in queste regioni non è associata alla presenza del fitoplasma. Ad oggi quindi la flavescenza dorata non è un problema che è possibile riscontrare su vite da tavola, in futuro approfondiremo meglio la situazione pugliese.
Ma quali sono i sintomi della flavescenza dorata? Esistono diversi gradi di suscettibilità? Qual è la fotografia della situazione italiana ed europea? Qual è il ciclo biologico del principale vettore?
Di tutto questo e di molto altro parleremo con l’agronomo e ricercatore Matteo Dal Cero.
Matteo, parliamo della flavescenza dorata, di cosa si tratta?
La flavescenza dorata è una malattia epidemica diffusa nelle aree viticole del continente europeo. Agente eziologico è il Candidatus Phytoplasma vitis, ovvero un fitoplasma che si insedia nei tessuti floematici. Le principali vie di diffusione del patogeno sono:
- l’impiego di materiale di propagazione infetto;
- la presenza di insetti vettori.
Il più “famoso” è lo Scaphoideus titanus. Questi insetti, alimentandosi sia della linfa di viti infette che della linfa di viti sane contribuiscono a trasmettere il fitoplasma di pianta in pianta. Oltre allo S. titanus, ci sono vettori secondari quali la cicalina Dictyophara europaea e la specie asiatica Orientus ishidae che è stata rinvenuta in Italia, Slovenia e Svizzera (2015).
La malattia flavescenza dorata è stata segnalata per la prima volta in Francia negli anni ‘50 e in Italia negli anni ‘60. Si tratta di una delle clorosi più gravi che colpiscono la vite, poiché provoca gravi perdite per il settore vitivinicolo, incidendo negativamente sulla quantità e sulla qualità del prodotto.
Data l’entità dei danni, l’Unione Europea ha predisposto il controllo del patogeno attraverso l’eradicazione e la combustione delle viti infette, l’estirpazione e la combustione delle viti abbandonate e la combustione del legno di potatura. È d’obbligo il monitoraggio dei vigneti per verificare la presenza dell’insetto con campionamenti.
Ci sono diversi gradi di suscettibilità?
La suscettibilità della vite alla flavescenza dorata è altamente variabile. Sebbene tutte le varietà di V. vinifera siano suscettibili, esse si differenziano per espressione e intensità dei sintomi. La ricerca, infatti, indaga sempre più per trovare portinnesti tolleranti al patogeno.
Quali sono i sintomi della flavescenza sulla vite?
La diversa suscettibilità delle varietà si manifesta come variabilità della sintomatologia: le viti infette delle varietà più sensibili possono presentare già a inizio primavera un germogliamento irregolare. Nella maggior parte dei casi, i sintomi principali sono
- l’arricciamento verso il basso e la decolorazione delle foglie (arrossamento o ingiallimento rispettivamente per le cultivar a bacca rossa o bianca),
- l’aborto delle infiorescenze e l’avvizzimento delle bacche,
- l’arresto e la mancata lignificazione dei nuovi germogli.
Il declino della pianta può perdurare per alcuni anni e portare alla morte delle viti infette. Ne deriva, dunque, l’importanza di materiale di propagazione (barbatelle) sano e di qualità. La commercializzazione di materiale infetto rappresenta, infatti, la causa principale di diffusione del patogeno su lunga distanza.

Scaphoideus titanus Ball
Parliamo del ciclo biologico del principale insetto vettore
Il principale vettore del patogeno è l’insetto Scaphoideus titanus (Ball). Si tratta di un Rincote Omottero Auchenorrinco, appartenente alla famiglia dei Cicadellidi.
Vive esclusivamente su vite, pianta dalla quale dipende sia per la riproduzione che per l’alimentazione. In riferimento ai danni diretti è di trascurabile importanza, ma desta gravi preoccupazioni per i danni indiretti, poiché l’insetto è il vettore del fitoplasma della flavescenza dorata.
L’insetto compie una sola generazione all’anno (Figura 1): le femmine depongono le uova da agosto ad ottobre nel ritidoma dei tralci e qui, verso metà maggio, inizia la schiusura delle uova che si protrae per diverse settimane. Lo sviluppo di S. titanus si compie in due stadi di neanide e tre stadi di ninfa, a cui segue la forma adulta che, nelle zone viticole del Nord Italia, compare già agli inizi di luglio. Negli ultimi anni, probabilmente a causa dell’aumento delle temperature medie, si sono registrati due fenomeni anomali:
- la cattura di adulti fino ad ottobre inoltrato;
- la maggiore fecondità delle femmine, capaci di deporre fino a 60 uova piuttosto che 15, come rilevato dai primi studi condotti negli anni ’80 (Alma et al., 1988; Chuche e Thiery, 2014; Bocca et al., in press).

Figura 1 – Ciclo biologico Scaphoideus titanus
Monitoraggio e contenimento del vettore
Il D.M. 31/05/2000 ha disposto il contenimento obbligatorio contro la flavescenza dorata in Italia. A tal fine, sia nei vigneti in produzione che nei vivai di piante madri, il vettore della malattia è sottoposto a operazioni di monitoraggio e campionamento, che si differenziano a seconda dell’età dell’insetto:
- per le forme giovanili, si effettua osservazione diretta in corrispondenza delle parti basali delle viti, che sono i punti della pianta prediletti da neanidi e ninfe;
- per le forme adulte, si impiegano trappole che vengono disposte all’altezza della vegetazione, ovvero il punto in cui si concentrano maggiormente gli adulti.
Il campionamento è di ausilio ai metodi di lotta, che sono differenziabili a loro volta in:
- misure preventive ai fini di evitare l’introduzione e la commercializzazione di materiale vivaistico infetto;
- misure dei Servizi Fitosanitari, distinte per zone focolaio, zone di insediamento e zone indenni;
- misure di intervento chimico, specifiche per le forme giovanili o per gli adulti. Recentemente l’Unione Europea ha revisionato l’elenco delle sostanze attive ammesse sul territorio. Ha depennato alcuni importanti ed efficaci insetticidi di sintesi, lasciando così spazio a prodotti ammessi in agricoltura biologica. Ad essere ammesso è il piretro naturale che è dotato di una più bassa efficacia rispetto ai prodotti di sintesi;
- misure di intervento agronomico, come l’estirpo delle piante sintomatiche lì dove la malattia è presente, estirpo dei vigneti abbandonati, delle viti selvatiche e degli interi vigneti in cui l’incidenza delle piante infette superi il 20-30%.
Il vettore potrebbe raggiungere anche la vite da tavola?
Scaphoideus titanus è strettamente associato al genere Vitis e in particolare alle specie Vitis vinifera, Vitis labrusca e Vitis riparia. Per portare a termine l’ovodeposizione e il ciclo vitale, il vettore richiede necessariamente la vite. Ne deriva, quindi, che anche la vite per la produzione di uva da tavola, della specie Vitis vinifera, può essere fonte di nutrimento per la cicalina della flavescenza dorata.
In quali regioni italiane è presente la fisiopatia?
Come già accennato, esiste una regolamentazione stringente che ha l’obiettivo di limitare la diffusione della malattia. Questa regolamentazione fa riferimento al Decreto Ministeriale n° 32442 del 31 maggio 2000, recante “Misure per la lotta obbligatoria contro la flavescenza dorata della vite”. Il D.M. mira a contenere la diffusione della malattia, che attualmente è stata segnalata (Figura 2) in tutte le regioni del Nord, in Toscana, in Umbria (un singolo caso del 2005), nelle Marche (2010) e sull’Isola di Ischia (2011).

Diffusione flavescenza dorata in Europa
Da studi sulla distribuzione della malattia, è emerso che l’insediamento della flavescenza dorata non sembra essere strettamente correlato alle condizioni climatiche. Sembrerebbe anche che il fitoplasma possa colonizzare la vite con successo ovunque la coltura sia in grado di svilupparsi. In sintesi, il materiale di propagazione infetto rappresenta il mezzo di dispersione più pericoloso sulle lunghe distanze e in grado di causare nuovi focolai. Le infezioni all’interno del vigneto e su brevi distanze sono, invece, principalmente ascrivibili alla presenza di vettori, tra cui il principale è lo Scaphoideus titanus.
C’è rischio per i vigneti delle regioni centro meridionali?
Puglia, Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Sardegna e Lazio emanano annualmente Decreti per monitorare malattia e vettore non solo sulle popolazioni di Scaphoideus titanus già individuate, ma anche su piante con giallumi sospetti. L’attività in campo è svolta dai Servizi Fitosanitari Regionali e dai loro incaricati che monitorano il territorio regionale. Ad oggi possiamo dire che la malattia non riguarda la Puglia.
In conclusione l’uso di materiale di propagazione sano è fondamentale per evitare la costituzione di nuovi focolai su lunghe distanze. Ne deriva che è bene ricorrere a tecniche di sanificazione, come i trattamenti delle viti con acqua calda, a temperature superiori a 50 °C per 45 minuti, per eliminare la presenza del fitoplasma. Infine è fondamentale che agricoltori e tecnici segnalino prontamente ai Servizi Fitosanitari Regionali eventuali piante con sintomi riconducibili a questa patologia.
Autori: Teresa Manuzzi, Silvia Seripierri e Matteo Dal Cero.