La natamicina in post-raccolta per il controllo della muffa grigia: questa, in sintesi, l’analisi condotta da alcuni ricercatori dello United States Department of Agriculture – Agricultural Research Service della California, volta a valutare l’efficacia di questo noto agente antifungino in risposta a una delle malattie post-raccolta economicamente più importanti per l’uva da tavola.
Provocata da infezioni causate dalle spore di Botrytis cinerea, tra i patogeni più dannosi per l’uva da tavola nella fase del post-raccolta, la muffa grigia della vite è conseguenza della produzione di essudati che stimolano e favoriscono la germinazione dei conidi fungini, influenzando successivamente la qualità dell’uva e la sua durata di conservazione.
Come è noto, negli ultimi anni, per controllare la muffa grigia e altri marciumi che interessano l’uva da tavola, la pratica maggiormente utilizzata è stata la fumigazione post-raccolta con anidride solforosa (SO₂). Sebbene in grado di uccidere le spore di B. cinerea sulla superficie degli acini e controllare la diffusione della nidificazione della muffa grigia, la fumigazione con SO₂ ha presentato alcune controindicazioni. Prima fra tutte, la possibilità di causare sbiancamento agli acini compromettendo la qualità del frutto. Senza poi considerare il rischio di “perdita” di tutti quei consumatori allergici ai residui dell’anidride solforosa.
In tal senso, già in precedenza, erano state indagate diverse alternative: applicazioni pre-raccolta di fungicidi, impiego di inibitori della succinato deidrogenasi, di anilinopirimidine, fenilpirroli, idrossianilidi e via discorrendo. Tuttavia, la sola applicazione di prodotti di sintesi in pre-raccolta non è risultata sufficiente a sostituire la fumigazione con SO₂ per il controllo della muffa grigia. Come sottolineato dagli esperti, infatti, B. cinerea è un patogeno ad alto rischio di sviluppo di resistenza multipla ai fungicidi, per cui – pur individuando una soluzione efficace – questa potrebbe risultare limitata nel tempo.
Muffa grigia dell’uva: applicazioni di natamicina in post-raccolta per un controllo efficace
Di qui lo studio dei ricercatori della California a partire dalla natamicina. Già ampiamente utilizzata come conservante nelle industrie alimentari grazie al suo ampio spettro di attività contro i funghi e alla sua bassa tossicità per le cellule dei mammiferi, la natamicina (NTM) è un composto antimicotico naturale prodotto da comuni microrganismi del suolo, Streptomyces spp.., già dimostratosi efficace nel controllo di vari patogeni fungini e della muffa grigia su colture come pompelmo, limone, mandarino e mirtillo.
A partire da queste premesse, obiettivo del lavoro è stato quindi valutare gli effetti della natamicina sul controllo della muffa grigia sugli acini d’uva inoculati con B. cinerea; sul controllo delle malattie post-raccolta derivanti da infezioni fungine naturali; sulla qualità del frutto e sul controllo delle infezioni secondarie derivanti dalla diffusione da frutto a frutto attraverso il contatto aereo del micelio durante la conservazione a freddo.
La ricerca è stata condotta in condizioni che simulavano la gestione post-raccolta e le modalità di conservazione delle produzioni destinate alla commercializzazione.
Le uve sono state infatti conservate a 1 °C per 4 settimane, durante le quali sono stati effettuati i trattamenti con natamicina che – applicata tramite immersione o spruzzatura – ha dimostrato un’elevata efficacia nel controllo della muffa grigia.
Nel test di infezione naturale, il trattamento con la dose di un ottavo dell’etichetta è stato complessivamente efficace quanto la dose piena e ha fornito un controllo migliore rispetto al test di inoculazione della frutta. Questo probabilmente perché gli acini staccati nel test di inoculazione – a differenza di quanto avviene in quello di infezione naturale – sono stati artificialmente feriti e inoculati con B. cinerea, simulando lo scenario peggiore di infezione.
Stando ai risultati, la natamicina ha ridotto significativamente la percentuale e la gravità della muffa grigia sugli acini d’uva inoculati con B. cinerea, indipendentemente dal metodo di applicazione (immersione o spruzzatura), dalle varietà di uva e dalle temperature di incubazione. Accanto a questo, il composto – a tutte e quattro le dosi – ha anche ridotto significativamente la percentuale di acini d’uva che mostravano marciumi da infezioni naturali dopo la conservazione a 1 °C per 4 settimane, rispetto al controllo non trattato, e ha mantenuto la sua efficacia quando i frutti sono stati valutati dopo quattro settimane di conservazione a freddo, seguite da ulteriori due giorni a 20 °C. Resta tuttavia da determinare se i residui del composto sugli acini trattati diminuiscono e se l’efficacia del trattamento rimane allo stesso livello se l’uva viene conservata per un periodo prolungato in celle frigorifere.
A livello di frutto, la natamicina non ha intaccato i parametri di qualità come l’aspetto del rachide, la compattezza degli acini, i solidi solubili e l’acidità titolabile, aprendo ulteriormente la strada a questo composto.
Come chiarito dai ricercatori, i risultati ottenuti indicano che la natamicina può essere un trattamento post-raccolta efficace per la gestione della muffa grigia sull’uva da tavola durante la conservazione, ma senza dubbio occorrerà lavorare ulteriormente per lo sviluppo e l’implementazione di misure di controllo che possano fare la differenza contro una delle principali problematiche che interessano la coltura in post-raccolta.
Ilaria De Marinis
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