Negli ultimi anni, complice il clima che cambia e la necessità di utilizzare mezzi di controllo più selettivi e con minore spettro d’azione nei confronti dei fitofagi si sta assistendo a un sostanziale riequilibrio dell’entomofauna presente nei vigneti a uva da tavola. Questo riequilibrio sta avendo un impatto significativo non solo sugli insetti utili ma anche sui parassiti, con alcune specie, fino a poco tempo fa considerate secondarie, che stanno emergendo come nuove minacce. Tra queste, la Tignola rigata degli agrumi e della vite (Cryptoblabes gnidiella) sta destando preoccupazione crescente tra i viticoltori, non solo per la sua capacità di danneggiare i grappoli di uva da tavola, ma anche per la sua polifagia che la rende un pericolo per molte altre colture frutticole e orticole.
Tignola rigata degli agrumi e della vite – Cryptoblabes gnidiella
Adattabile e tenace, la tignola rigata è un lepidottero che si sta diffondendo sempre più nei vigneti di uva da tavola. Questo insetto, inizialmente considerato di importanza secondaria, sta sta assumendo crescente importanza fitosanitaria in quanto contribuisce in modo evidente al danneggiamento dei grappoli, specialmente in prossimità della maturazione, determinando l’insorgenza di marciumi e degradazione degli acini. Una delle principali difficoltà nel gestire la tignola rigata risiede nella scarsa conoscenza del fitofago da parte delle aziende agricole. La mancanza di prodotti fitosanitari specificatamente autorizzati e le scarse conoscenze sul suo comportamento biologico hanno contribuito a una rapida diffusione dell’insetto sul territorio con danni economici particolarmente gravi. A complicare ulteriormente il quadro fitosanitario è l’elevata capacità di sopravvivenza di C. gnidiella: essendo una specie molto polifaga, infatti, la tignola è stata rinvenuta su più di 60 specie appartenenti a circa 30 famiglie botaniche (Lucchi et al., 2018), tra cui Actinidia, Citrus, Prunus, Malus, Pyrus, Mespilus, Ficus, Punica, Vitis e molte altre. In relazione alle condizioni climatiche e alla presenza di frutti che progressivamente maturano durante l’anno, questo lepidottero compie 3-4 generazioni all’anno. La sua presenza può essere facilmente rilevata con l’installazione di trappole attivate con feromone sessuale femminile, che consente di catturare dall’inizio del mese di maggio sino a novembre i maschi della specie. Gli adulti maschi sono riconoscibili per la colorazione di fondo grigio scuro sulle ali anteriori, la presenza di squame rossastre con due fasce trasversali più chiare e di un’antenna con un processo corniforme sul terzo antennomero. Le larve adulte, invece, sono caratterizzate dalla presenza di setole lungo il corpo e due strisce longitudinali – da cui il nome di tignola rigata – di colore più scuro ben visibili che in età più giovanile non sono presenti, limitando spesso il riconoscimento delle larve che spesso possono essere confuse con quelle di altre specie di lepidotteri come la Lobesia botrana.
I danni riscontrati sull’uva da tavola risultano differenti rispetto a quelli che si riscontrano sull’uva da vino.
Nei vigneti di uva da vino i grappoli sono generalmente più compatti e vengono completamente erosi con conseguente fuoriuscita di succo e quasi totalmente compromessi da marciumi. Sui grappoli di uva da tavola, invece, data la presenza di grappoli spargoli che impediscono alle larve di nascondersi completamente all’interno, le forme giovanili del lepidottero determinano erosioni superficiali che rendono necessari interventi in prossimità della raccolta, con difficoltà nel rispetto dei tempi di carenza e dei valori residuali. In alcuni casi meno gravi, per eliminare gli acini danneggiati e rendere il prodotto commercializzabile, si rende necessario effettuare più operazioni di “pulitura del grappolo”, con conseguente aumento dei costi di produzione.
Il monitoraggio con trappole sessuali e rilievi sui grappoli costituisce la base fondamentale per programmare e impostare un’adeguata gestione di controllo nei confronti di tale fitofago.
Sulla base di attività di monitoraggio effettuate nei diversi anni, in media è possibile rilevare le prime catture già dai mesi di maggio-giugno, ma con basse entità di adulti e senza alcuna presenza di danni sulla vite. Dal mese di luglio, si registra un progressivo incremento della popolazione di adulti con un massimo di catture tra agosto e ottobre, periodo durante il quale compie almeno 2 generazioni. In tutti i rilievi eseguiti nelle diverse zone viticole la curva di volo di C. gnidiella non coincide per durata e presenza del picco delle catture con quella di L. botrana, ragion per cui le strategie di controllo devono essere ben distinte per i due lepidotteri. Il monitoraggio dei grappoli deve essere impostato periodicamente dalla fine di luglio e deve essere intensificato maggiormente nei vigneti in cui non si utilizzano insetticidi e si adotta il metodo della confusione sessuale per la tignoletta della vite. Eventuali interventi devono essere, pertanto, programmati in relazione all’incremento delle catture e alla presenza di uova o giovani larve rilevate sui grappoli.
Verso una gestione consapevole e sostenibile
La diffusione della tignola rigata nei vigneti pone una nuova sfida che non può essere sottovalutata. Questo lepidottero, un tempo considerato secondario, rappresenta oggi una sfida sempre più crescente per i viticoltori. La sua capacità di adattarsi e diffondersi, unita alla mancanza di conoscenze approfondite e di prodotti specifici, rende fondamentale l’adozione di strategie di controllo integrate e specifiche. Solo attraverso un approccio consapevole e tempestivo si potrà contenere l’impatto di questo fitofago emergente, garantendo la qualità e la sostenibilità delle produzioni di uva da tavola.
A cura di: Antonio Guario
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