La Redazione ha intervistato Luigi Coladonato, proprietario della “Coladonato Irrigazioni”, azienda presente da vent’anni nel Sud Est barese, per avere maggiori informazioni sulla progettazione di un impianto di irrigazione, argomento spesso sottovalutato dai produttori di uva da tavola.
Di cosa si occupa l’azienda “Coladonato Irrigazioni”? Ci occupiamo di impianti di irrigazione in ogni sua parte e di raccolta delle acque meteoriche con relativi impianti di disoleazione.
Entriamo subito nel dettaglio della tecnica irrigua. Quali sono i fattori da considerare al momento della scelta di un impianto di irrigazione?
Innanzitutto bisogna tenere conto del tipo di suolo. Se il terreno è molto argilloso, sarà più conveniente un impianto a goccia nel quale individuare uno o due gocciolatori per pianta, ad esempio un gocciolatore da 16 o 20 litri/ora ogni 1 o 1.2 metri, così da permettere all’acqua di raggiungere tutta la porzione di terra esplorata dalle radici. Gocciolatori troppo vicini tra loro con terreno argilloso rendono più difficile il raggiungimento di questo obiettivo, perchè per capillarità l’acqua tende a risalire. Si cerca allora di dare acqua in modo rapido, così da permetterle di portarsi più in profondità. Inoltre, bisogna tenere conto della disponibilità della risorsa idrica. Se l’acqua a disposizione non è molta, supponiamo 100 m3/ha per turno di irrigazione, è ugualmente conveniente avere un unico punto acqua dal quale l’acqua fuoriesce in modo rapido. Viceversa l’acqua rimarrebbe troppo in superficie e si perderebbe per evaporazione. Se invece non ci sono problemi di disponibilità idrica, si preferisce dare poca acqua ma più spesso: opteremo allora per 1 gocciolatore da 4 litri ogni 0,8 m. Questo comporta un più elevato consumo idrico, perchè l’acqua che evapora è maggiore, ma la pianta ne trae vantaggio perchè non ci sono squilibri. In ogni caso parliamo di impianti a goccia.
Impianto di irrigazione sulla fila o tra le file. Che differenze ci sono?
Con un impianto disposto lungo la fila i gocciolatori si trovano più vicini alla pianta, mentre tra le file i gocciolatori sono più lontani. Quest’ultima scelta, apparentemente illogica, è attuata perchè si ritiene permetta all’apparato radicale della pianta di colonizzare tutto il terreno a sua disposizione. In realtà si è visto che spesso è preferibile bagnare sulla fila.
Sappiamo che bagnare sulla fila permette di ridurre il compattamento del terreno, agevola l’ingresso nel vigneto con i mezzi agricoli anche subito dopo aver irrigato, induce uno sviluppo delle radici prevalentemente sulla fila. Si evita così che queste si concentrino in una porzione di terra che, a causa del continuo passaggio del trattore, finisce per compattarsi. Quali sono gli altri vantaggi che comporta l’irrigazione sulla fila?
Bagnare sulla fila può essere vantaggioso perchè permette all’acqua di raggiungere una porzione di suolo che a causa dei teli, molto spesso posizionati in pre-fioritura, non si bagna praticamente mai. Inoltre, l’impianto posto sulla fila permette di contenere i problemi di salinità. I sali si concentrano nella zona periferica della porzione di terreno bagnata dall’acqua di irrigazione. Se l’impianto irriguo è posto tra le file, i sali si concentrano in corrispondenza della pianta, mentre se l’impianto è posto sulla fila, i sali si porteranno lontano dalle piante.
Ridurre il turno di irrigazione comporta numerosi vantaggi per lo sviluppo della pianta e per la qualità del prodotto…
Esatto. La tendenza, negli anni, è stata quella di continuare a distribuire la stessa quantità di acqua, ma in più turni irrigui ravvicinati tra loro. Attenzione però: con gli impianti a goccia, con i quali l’acqua ha difficoltà ad approfondirsi nel terreno, se apporto quantitativi di acqua troppo contenuti si rischia di perderne troppa per evaporazione, con il risultato che la pianta non riceve un sufficiente apporto idrico. C’è un limite minimo oltre il quale non è bene stringere ulteriormente il turno. Per realizzare un buon impianto irriguo occorre allora trovare il giusto equilibrio tra coltura e granulometria del terreno.
Quindi è preferibile l’impianto a goccia o a zampillo?
In definitiva si può dire che l’impianto a goccia è sempre da preferire rispetto a quello a zampillo. Quest’ultima tipologia di impianto presenta più di uno svantaggio. Se si realizza un impianto a zampillo, si spenderà il doppio rispetto alla realizzazione di quello a goccia. Inoltre, mentre con l’impianto a zampillo è sufficiente realizzare una condotta principale ogni 8-900 piante, con quello a goccia è necessaria una condotta principale anche ogni 4000 piante, e i costi si riducono molto. L’impianto a goccia, tra l’altro, permette di avere maggiore facilità nel gestirei turni i irrigui. Per 10, 15 o 20 ore si deve apportare acqua allo stesso blocco e questa è una comodità (a differenza degli impianti a zampillo dove ogni 3, 4 ore si deve cambiare) Questo è un vantaggio anche per l’apporto di fertilizzante. Attenzione però a non eccedere. Alcuni agricoltori sono convinti che sia possibile ridurre la portata dei gocciolatori aumentando il numero di ore irrigate, in modo da poter gestire contemporaneamente più piante. Non devo pensare che con gocciolatori da 16 litri irrigo un ettaro in “tot ore”, e con gocciolatori da 8 litri irrigo 2 ettari raddoppiando il numero di ore o ancora con gocciolatori da 4 litri irrigo 4 ettari quadruplicando il numero delle ore. Questo perchè man mano che diminuisco la portata dei gocciolatori, creo una situazione per cui il suolo si bagna sempre più lentamente e molta dell’acqua apportata evapora prima che possa essere utilizzata dalle piante. Per questo dico che bisogna trovare il giusto equilibrio. Soprattutto in funzione delle caratteristiche del terreno.
Subirrigazione: Quali sono i possibili vantaggi di questa tecnica?
Il vantaggio di questa tecnica è legato soprattutto alla possibilità di ridurre notevolmente il consumo di acqua per uso irriguo. Questo è fondamentale se dispongo di poca acqua. Per fare un rapido confronto con l’irrigazione di tipo tradizionale si può dire che se punto a raggiungere il miglior risultato con 1 litro di acqua, l’impianto di subirrigazione è quello che fa per me; se invece punto a raggiungere il miglior risultato possibile indipendentemente dalla quantità di acqua consumata, i migliori risultati si ottegono con l’impianto tradizionale.
Tuttavia la subirrigazione non si è affermata sul nostro territorio…
Si, è vero. Questo perchè c’è timore da parte del produttore che si verifichino occlusioni nel lungo termine. È difficile prevedere se i mezzi agricoli schiacceranno mai i tubi. Io posso usare tutte le accortezze del caso, ma possono aversi situazioni per cui devo necessariamente entrare nel tendone per salvare il prodotto, anche se il terreno è molto bagnato e possono aversi schiacciamenti. In alcune situazioni o si perde l’impianto di irrigazione (5mila euro) o si perde il prodotto (20mila euro). Le acque di cui noi disponiamo sono fortemente calcaree. Il produttore che decide di fare un impianto in subirrigazione deve realizzarlo su una superficie piuttosto estesa. Solo in questo modo si possono ridurre l’incidenza dei costi necessari per la strumentazione che permette di acidificare l’acqua ed evitare che ci sia formazione di calcare. Lo stesso vale per la batteria filtrante automatica necessaria per la filtrazione a dischi al 100%. Queste attrezzature hanno un costo notevole. Se ho solo un ettaro di tendone non posso spendere 12mila euro per acquistare batteria filtrante, banco di fertirrigazione e tutto il resto.
Quali sono i terreni che permettono di praticare la subirrigazione?
Non tutti i terreni sono idonei ad ospitare impianti in subirrigazione. Se la granulometria non è sufficientemente ridotta, tanto da permettere all’acqua di risalire per capillarità, questa percolerà negli strati profondi del terreno. Questo è un altro limite.
Ci sono attualmente sul territorio impianti in subirrigazione?
Si, più di uno e alcuni di questi funzionano bene. Altri hanno mostrato problemi per assenza di risalita capillare, tanto da indurci a tornare al sistema tradizionale.
Quanto costa in più un impianto in subirrigazione rispetto ad uno tradizionale?
I costi non sono molto più alti se si considera il solo impianto. La parte a monte dell’impianto in subirrigazione ha invece un costo molto più alto.
Ci sono novità sul fronte delle innovazioni tecnologiche?
Io ritengo che l’utilizzo degli impianti a goccia rappresenti già una condizione ottimale. La vera innovazione che ancora manca sul territorio è però di tipo concettuale. Manca cioè tra gli addetti al settore la cognizione di quanto sia importante distribuire fertilizzanti in modo omogeneo nel corso di tutto il turno di irrigazione. Oggi si apporta il fertilizzante in un ristretto periodo di tempo. Esempio: Se devo dare 10 ore di acqua, comincio ad apportare gli elementi nutritivi alla sesta ora. In questo modo non faccio altro che andare a concentrare cationi e anioni nell’ambiente prossimo alle radici. In quei 40-60 minuti in cui apporto il concime in fertirrigazione, la concentrazione è così alta che la pianta non assimila né il fertilizzate, né l’acqua. In più, queste sostanze si portano progressivamente alla periferia della porzione di suolo bagnato e lì si concentrano. Credo che questo sia tutt’altro che positivo per la pianta. In prossimità delle radici cambia il pH e aumenta la conducibilità elettrica. Non è questo il modo più corretto di operare. Senza considerare che non si disopone di analisi delle acque.
Analisi delle acque di irrigazione. Qual è la loro importanza?
Se devo fertirrigare, disporre di analisi delle acque di irrigazione è forse ancora più importante che avere analisi del suolo. In questo modo mi limito ad aggiungere alla mia acqua di irrigazione solo quello che manca, così da soddisfare le esigenze della pianta in ogni particolare fase fenologica. Così riesco ad apportare nutritivi durante tutto il turno irriguo e riduco enormemente il fertilizzante utilizzato. Ma far passare questo concetto è molto difficile. Eppure si otterrebbero risparmio idrico e di fertilizzanti, oltre ad un minor inquinamento e miglioramento del prodotto.
Ci sono già aziende che applicano questi concetti in viticoltura da tavola?
Come noto questi concetti sono obbligatori in fuori suolo. Si tratta adesso di trasferire le stesse teorie in pieno campo, in viticoltura da tavola. Non otterremo gli stessi risultati del fuori suolo ma ci avvicineremo parecchio a questi. Se si dispone di un’azienda anche relativamente piccola, diciamo 4-5 ettari, basterebbero 3-4mila euro per un piccolo banco di fertirrigazione. Penso che nell’arco del primo anno, o quasi, gli stessi soldi sarebbero risparmiati in fertilizzanti, ottenendo inoltre un prodotto migliore di quello ottenuto con la vecchia tecnologia.
Per fertirrigare in modalità continua durante tutto il turno diventa quindi obbligatorio utilizzare il banco di fertirrigazione…
Esistono anche dei sistemi che funzionano senza corrente elettrica e che, anche se non consentono di controllare EC e pH, ti permettono di apportare i fertilizzanti durante tutto il turno irriguo. È il caso delle pompe dosatrici (es. Dosatron), pompe idrauliche che usano la pressione dell’acqua come unica forza motrice.
Come funziona praticamente?
Stabilito che dentro la pompa stanno transitando ad es. 20 litri di acqua al minuto, in base al turno irriguo e alla quantità di fertilizzante che desidero apportare, taro la macchina nel modo più opportuno. Una volta azionato, aspira il prodotto concentrato, lo dosa secondo la percentuale desiderata e poi lo mescola con l’acqua motrice. La dose di prodotto iniettato è sempre proporzionale al volume d’acqua che attraversa. Questo per una spesa modesta, che si aggira attorno alle 300 euro.
Irrigazione sulla fila posto a mezza altezza o poggiato a terra. Qual è la tua opinione?
Credo che l’evaporazione derivante dalla tipologia di impianto irriguo non sia molto diversa nei casi in oggetto. Il motivo per cui alcuni optano per l’impianto a mezza altezza o poggiato sul terreno è che in questo modo si obbliga l’operatore a non passare e non lavorare il suolo perpendicolarmente alle file. Ciò permette alla pianta di distribuirsi in tutta la parte più superficiale del terreno. Questa porzione di suolo non si compatta, non soffre di asfissia. Da qui il vantaggio di questa modalità di posizionamento dell’impianto. Nel breve periodo credo che questa tecnica sia migliore della tradizionale che prevede i tubi disposti all’altezza dei fili. Forse nel lungo periodo potrebbero esserci dei problemi legati alla continua non lavorazione del suolo. Ma queste sono considerazioni che non spettano al sottoscritto ma al tecnico aziendale.
Quali sono gli strumenti oggi disponibili per misurare e ottimizzare gli apporti idrici?
La Coladonato Irrigazioni attualmente ha allo studio un sistema che permette di determinare la quantità di acqua presente nel suolo per mezzo di sonde dotate di microsim. Il tutto è alimentato da un piccolo pannello solare ed è collegato ad internet. In questo modo ho informazioni continue, sul pc o sul portatile, riguardo lo stato idrico del suolo. In particolare ci sono sonde alla profondità di 30 e a 50 cm che misurano la quantità di acqua presente. C’è poi uno strumento che misura lo sforzo di suzione compiuto dalla pianta. Per posizionare questi strumenti viene alterato il normale sviluppo dell’apparato radicale e il dato ottenuto nei primi due anni non può dirsi perciò attendibile. I dati di quest’anno (3° anno di sperimentazione) presenteranno invece una valenza diversa perchè le condizioni del terreno e dell’apparato radicale possono dirsi ristabilite. Le informazioni derivanti da queste strumentazioni potrebbero fornire materiale utile per migliorare la modalità di apporto idrico e permettere una riduzione dei costi. Se i risultati di questo terzo anno di sperimentazione, che noi stiamo conducendo a nostre spese in una azienda della zona, saranno attendibili si potrà proporre al pubblico questo dispositivo. Il costo oscilla, per tutto il sistema, attorno alle 1000 euro e mi permette, ovunque mi trovi, mediante una connessione, di fare valutazioni sulla opportunità di irrigare o meno in un dato momento.
Questa strumentazione ha un’agevole modalità di utilizzo o sono necessarie delle specifiche competenze?
E’sufficiente sapersi collegare ad internet. In un apposito sito internet dedicato sono presenti, nella pagina personale, i grafici aggiornati ogni 30 minuti, relativi alle informazioni che arrivano dalla tua azienda sui diversi aspetti che riguardano lo stato idrico del suolo.
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