Nonostante la stagione viticola australiana 2023 sia partita con il piede sbagliato a causa degli eventi climatici che hanno interessato diverse regioni a vocazione viticola, la campagna si è conclusa da poco con una nota positiva. Rispetto agli ultimi due anni, infatti, è stato possibile registrare una netta ripresa delle vendite interne al Paese e dell’export.
Come affermato dall’amministratore delegato dell’Australian Table Grape Association, Jeff Scott, i produttori hanno superato diverse difficoltà nel corso della stagione.
Tra novembre e dicembre gli eventi meteorologici hanno causato pioggia, grandine e inondazioni a Sunraysia e nel Queensland. Il clima umido e mite ha provocato diversi problemi, tra cui un ritardo nella maturazione delle uve di circa 3-4 settimane. Sebbene la qualità non sia stata influenzata dagli eventi meteorologici, infatti, l’uva ha impiegato più tempo per colorarsi e giungere a maturazione.
“I coltivatori – ha aggiunto Jeff Scott – sono stati messi a dura prova e hanno dovuto perfezionare le loro strategie di gestione dei parassiti e delle malattie. Mentre l’uva delle varietà più precoci è stata assorbita dal mercato interno, molte delle varietà medie e tardive hanno raggiunto la maturità nello stesso momento e sono state raccolte insieme”.
Quali mercati hanno raggiunto?
Le esportazioni verso la Cina sono aumentate raggiungendo il 40% circa, rispetto al 28% registrato lo scorso anno. Il 18% del prodotto esportato ha invece raggiunto l’Indonesia e il 10% il Vietnam.
“Stiamo lavorando con il governo di diversi Paesi oltremare – ha aggiunto Scott – per migliorare l’accesso al mercato in Thailandia e nelle Filippine”.
Quello che i viticoltori sperano ora, però, è la possibilità di esportare dall’Australia più varietà in Giappone che al momento ne accetta solamente due. A questo si aggiunge la speranza di apportare modifiche al protocollo con gli Stati Uniti per aprire nuove strade e canali di esportazione per la prossima campagna.
“Speriamo anche in un pieno accesso varietale in Giappone, che attualmente accetta solo due varietà, e in modifiche al protocollo negli Stati Uniti, che aprirebbero molte strade per le esportazioni”.
Silvia Seripierri
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