Dopo l’approfondimento sul ciclo biologico e sulle strategie di contenimento del fungo agente di escoriosi, approfondiamo quali sintomi caratterizzano la malattia.
Studi condotti in vigneti pugliesi sulle popolazioni di Diaporthe – agenti di escoriosi e quindi affini alla specie Phomopsis viticola – utilizzando marcatori molecolari e biologici, hanno permesso di identificare oltre 20 differenti gruppi di compatibilità vegetativa (VCG), all’interno dei quali gli isolati possono scambiare materiale genetico. Studi più approfonditi sui VCG più numerosi e rappresentativi suggeriscono l’esistenza di biotipi, anche molto differenti fra di loro e con distinte esigenze microclimatiche. L’esistenza di isolati ponte, contemporaneamente compatibili con differenti VCG, aumenta invece la possibilità di selezionare nuove varianti che potrebbero accelerare il processo di speciazione plausibilmente in corso.
I sintomi dell’escoriosi o necrosi corticale sulla pianta
I sintomi della malattia sono abbastanza specifici e si possono cogliere già al risveglio vegetativo. Si manifestano su tutte le parti verdi della pianta e iniziano a comparire sulla nuova vegetazione, in funzione dell’andamento climatico. Essi consistono nell’aborto delle gemme dello sperone (o del capo a frutto) lasciate l’anno precedente. Quando i germogli hanno raggiunto qualche centimetro di lunghezza, cioè circa 4-6 settimane dopo la ripresa vegetativa, una sintomatologia caratteristica compare sugli internodi basali dei germogli. Si tratta di tacche brune o nero violacee, di forma allungata, che sono dapprima isolate e che poi, confluendo tra loro, si allargano fino ad interessare superfici sempre più vaste e, talvolta, l’intera circonferenza del germoglio. Nella fase iniziale di comparsa dei sintomi e soprattutto per alcune varietà come Red Globe, le fessurazioni – che si presentano come striature brune – sono sovrapponibili a quelle causate da un ceppo atipico di Pseudomonas syringae pv syringae.
Quest’ultimo è responsabile di una forma atipica di marciume del grappolo che di recente è stata segnalata, oltre che in Australia, anche in Italia e più precisamente in Puglia.

Sintomi sul rachide di un grappolo di uva, ovvero fessurazioni ben visibili e facilmente riconoscibili
Le lesioni primarie interessano in genere i quattro o cinque internodi basali e raramente compaiono oltre l’ottavo. Con il loro progredire la superficie del tralcio appare depressa e assume un colore grigiastro, mentre la colorazione nero-violacea si restringe ad una banda periferica, larga qualche millimetro. In contemporanea la pressione dei tessuti interni in crescita provoca fessurazioni longitudinali, che possono interessare solo la corteccia (da cui il nome “escoriosi” o “necrosi corticale”) o che possono approfondirsi fino al legno, diventando ben evidenti soprattutto nella parte basale dei sarmenti.
La colorazione nero-violacea, più che la presenza di abrasioni e lesioni, è un dato molto importante ai fini diagnostici.
Le lesioni, inoltre, possono interessare anche la regione di inserzione del tralcio e presentarsi come fessurazioni ad anello. La pianta reagisce formando dei tessuti cicatriziali, che determinano l’ingrossamento della base che può, così, debordare dal tralcio su cui è inserito. La riparazione della lesione non è però completa e può dar luogo alla formazione di fessure irregolari più o meno profonde; il tralcio diviene fragile e può disarticolarsi in seguito a sollecitazioni traumatiche di qualsiasi natura.
Le lesioni sui nodi sono analoghe a quelle sugli internodi; esse sono generalmente disposte lungo l’asse del tralcio e in particolar modo interessano la zona, cui internamente corrisponde il setto tra due internodi contigui. Questa localizzazione incrementa le possibilità di rottura del tralcio in seguito a sollecitazioni meccaniche. Con l’avanzare della lignificazione, il periderma infetto assume una colorazione prima biancastra e poi grigiastra, a causa dell’infiltrazione di aria nelle cellule corticali ormai devitalizzate. Il sintomo è ben evidente in inverno, quando le foglie cadono.
I piccoli punti neri, anche numerosissimi, che possono osservarsi, sono invece, i picnidi del fungo. Con il progredire della malattia, si può avere dapprima il disseccamento di intere branche (sintomo da cui deriva il termine anglosassone: “dead arm disease”) e poi il disseccamento dell’intera pianta.
Sintomi sulle foglie
Di rilevante interesse diagnostico sono i sintomi rilevabili sulle foglie, in genere dei primi quattro o cinque nodi. Consistono inizialmente in minutissime aree clorotiche di forma circolare o irregolare, disposte su entrambe le pagine fogliari. In seguito i tessuti necrotizzano nella parte centrale della macchia clorotica, in aree quasi puntiformi. In definitiva, quindi, si hanno delle piccole lesioni necrotiche circondate da un alone clorotico periferico. Le necrosi sparse su tutta la superficie fogliare determinano una bollosità della lamina, dovuta al mancato accrescimento delle zone necrotiche, che possono anche distaccarsi causando lacerazioni del lembo fogliare.

Sintomi di escoriosi sulle foglie, ovvero minutissime aree clorotiche di forma circolare o irregolare
Anche i piccioli delle foglie possono presentare tacche allungate e fessurate simili a quelle presenti su giovani tralci, generalmente localizzate nella loro parte basale, spesso in continuità con quelle presenti sui nodi. Sovente i piccioli di foglie molto infette mummificano,restando saldamente attaccati al tralcio durante l’inverno.
Sintomi sui raspi
Gli stessi sintomi rilevabili sui piccioli possono essere riscontrati sui raspi e possono interessare tanto il rachide quanto i racemi e i peduncoli. Quando le lesioni sono estese su tutta la circonferenza di questi organi, la porzione distale del grappolo può disseccare. Non sono rare le segnalazioni di cascola riconducibili alle alterazioni appena elencate.
Sintomi sugli acini
Le infezioni sugli acini non sono molto frequenti e sembrano strettamente correlate al verificarsi di elevati valori di umidità e temperature non eccessivamente alte. È stato osservato, poi, che gli acini diventano più suscettibili mano a mano che ci si avvicina alla piena maturazione. In seguito all’infezione, gli acini assumono una tonalità bruno violacea, l’epidermide raggrinzisce e tendono a mummificare, ricoprendosi di picnidi che appaiono come piccole pustole scure disposte su più cerchi concentrici.
Stefania Pollastro, Professoressa presso il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (Di.S.S.P.A.) dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
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