Venerdì 1 luglio alcuni ricercatori sono scesi in campo, nei vigneti di Trinitapoli (Bt), dell’OP Agritalia per visionare i primi risultati del progetto Uvapulia. Ma di che progetto si tratta? Cosa intende indagare? Quali risultati mira a raggiungere il progetto Uvapulia?
Dopo aver sbirciato qualche scatto sui social mi sono incuriosita e mi è sembrato il caso di approfondire meglio la questione. Perciò ho contattato l’OP Agritalia e ho posto qualche domanda ad Michele Laporta, presidente dell’Organizzazione di Produttori in questione.
Che cos’è Uvapulia?
Ricerca, innovazione e sostenibilità sono le tre parole alla base del progetto Uvapulia; finanziato nell’ambito del PSR Puglia 2014-2020, sottomisura 16.2, “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”. Uvapulia porta dai campi della Op Agritalia fin sulla tavola degli italiani uve apirene di alta qualità grazie a una collaborazione che vede come capofila la società pugliese di breeding Grape&Gape Group.
Uvapulia il progetto che vuole migliorare le caratteristiche nutraceutiche dell’ uva da tavola, ridurre il fabbisogno idrico e fornire un protocollo agronomico.
In cosa consiste il progetto e chi vi fa parte?
Uvapulia intende contribuire a promuovere la diffusione di varietà di uva da tavola senza semi ottenute e selezionate in Puglia, attraverso un percorso di ricerca e innovazione. L’obiettivo è raccogliere grappoli di uva da tavola di altissima qualità attraverso un processo che presenti il più basso impatto ambientale possibile. Op Agritalia, infatti, ha intercettato questa esigenza da parte dei mercati e ha proposto a società, enti e tecnici di stilare un protocollo.
All’interno del progetto Uvapulia, quindi, sono coinvolti:
- Grape&Grape Group,
- Università degli studi di Torino,
- Università degli studi di Foggia,
- lo studio agronomico Agriproject Group,
- il Distretto Tecnologico Agroalimentare Regionale Da.Re. Puglia e
- alcuni coltivatori di uva da tavola.
Quali obiettivi ha il progetto Uvapulia?
Produrre uva senza semi 100% made in Italy mettendo a punto protocolli agronomici che impattino il meno possibile sull’ambiente. Questo progetto nato e sviluppatosi in Puglia, è stato all’interno dei vigneti della provincia di Barletta, Andria e Trani ed ha già dato già i suoi primi frutti. Ciò a conferma del fatto che la ricerca varietale, unita a precise e corrette pratiche agronomiche e sostenibili, può e deve inserirsi attivamente all’interno della filiera dell’uva da tavola. Attualmente tra gli obiettivi della ricerca vi troviamo:
- migliorare le caratteristiche nutraceutiche delle varietà di uva da tavola frutto della ricerca pugliese;
- ridurre il fabbisogno idrico necessario alla produzione di uva;
- fornire ai coltivatori un preciso protocollo – costituito da pratiche agronomiche – da seguire per poter raccogliere uva da tavola di qualità.
Quali risultati avete raggiunto finora e utilizzando quali metodi?
Abbiamo integrato tra le nostre pratiche nei campi operazioni volte alla salvaguardia della biodiversità e ridurre ancor più l’impatto ambientale delle produzioni, ottenendo un prodotto più sano, più bello e più buono. Bloom® (Apulia), Stella® (Luisa) e Iris® (Fiammetta) quest’anno troveranno spazio sul mercato con un background importante. Queste cv hanno mostrato, come visto anche durante le ultime visite sui campi, di saper sopportare lo stress idrico e di sopportare bene l’umidità. Il gruppo operativo negli scorsi giorni ha monitorato l’evoluzione della chioma e dello stato idrico della varietà apirena pugliese Luisa (Stella®), in vigneto con copertura post-germogliamento. Le risposte sullo stato di salute di Luisa sono state ottime.
Quali sono i passi per il futuro?
Proseguire con la voglia e la capacità di fare rete sul territorio, coinvolgendo gli operatori del comparto, ponendo sempre più attenzione alla ricerca di pratiche sostenibili. L’obiettivo finale, ovviamente, è quello di riuscire a far convivere l’esigenza di rispettare la sostenibilità ambientale e allo stesso tempo quella economica. Per concludere facciamo un esempio concreto: scegliere di circondare i nostri vigneti con delle siepi aiuta a proteggere le produzioni da eventuali problematiche provenienti da agenti esterni e favorisce la biodiversità. Uvapulia mira a mettere a punto e favorire pratiche di questo genere per produrre uve italiane, anche senza semi, con un gusto migliore e di qualità.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com