La Puglia, già da anni alle prese con la diffusione di Xylella fastidiosa, continua a fronteggiare una delle sfide fitosanitarie più dure d’Europa. Il ceppo che ha devastato gli ulivi del Salento, noto per la sua aggressività, ha causato danni incalcolabili al patrimonio olivicolo regionale. Tuttavia, nuove minacce emergono anche per la viticoltura pugliese: recenti monitoraggi hanno confermato la presenza di ceppi di Xylella che attaccano la vite, suscitando preoccupazioni tra i produttori di uva da tavola, coltura centrale per l’economia agraria di una regione come la Puglia, oggi principale polo produttivo europeo. La notizia è stata confermata dai ricercatori del CNR di Bari durante l’assemblea dei soci dell’Associazione dei Frantoiani di Puglia, tenutasi nei giorni scorsi. Secondo la relazione tecnica presentata dalla professoressa Maria Saponari, i nuovi ceppi rilevati sono in grado di infettare la vite, aprendo scenari preoccupanti per il futuro della viticoltura regionale.
Un nuovo pericolo per i vigneti pugliesi
Già durante un evento scientifico organizzato a maggio scorso dall’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR a Bari, il dottor Donato Boscia aveva segnalato la presenza di sputacchine infette nell’agro di Triggiano (BA), precisamente nel sito 51 alla periferia di Valenzano (BA). Questa scoperta aveva rappresentato un momento cruciale, portando all’intensificazione delle attività di monitoraggio e alla conferma – nel febbraio 2024 – che le sputacchine risultavano infette dalla sottospecie fastidiosa (ceppo ST1), inizialmente rilevata su piante di mandorlo. Come evidenziato dal dott. Boscia già in quell’occasione, pur continuando a prediligere il mandorlo come ospite principale, ulteriori rilevazioni avevano portato a un’altra scoperta: il ceppo in questione è in grado di infettare anche le viti.
Una situazione in continua evoluzione
Da quel momento la ricerca non si è fermata e, proprio in occasione dell’assemblea dei soci dell’Associazione dei Frantoiani di Puglia, la professoressa Maria Saponari ha offerto ulteriori aggiornamenti. Sebbene l’aggressività di questi nuovi ceppi e il loro impatto sulla viticoltura siano ancora in fase di studio, i dati attuali mostrano che alcuni vigneti di uva da tavola nel nord della Regione, precisamente nel Barese, sono risultati infettati dal batterio. Le prime rilevazioni su piante di uva da tavola sembrano limitarsi a poche piante ai bordi dei vigneti, spesso vicini a mandorli infetti, o in coltivazioni di appassionati, ma la situazione resta comunque preoccupante. La vite si è dimostrata suscettibile all’infezione, e ciò potrebbe rappresentare una seria minaccia per l’economia agricola locale, dove il comparto dell’uva da tavola svolge un ruolo di primo piano.
Eliminare le piante infette e controllare l’insetto vettore sono, al momento, gli unici modi per fermare la diffusione di Xylella su vite.
Secondo la professoressa Saponari, l’eliminazione delle piante infette rimane la misura più efficace per prevenire la diffusione del batterio. Le piante colpite fungono infatti da serbatoio di inoculo, diffondendo il patogeno alle piante sane circostanti. In assenza di una cura, diventa cruciale anche il controllo del vettore che trasmette la Xylella, poiché senza di esso il batterio non potrebbe diffondersi da una pianta all’altra. Gli agricoltori sono pertanto chiamati a una maggiore vigilanza, specialmente nelle aree più a rischio, dato che l’impatto di una diffusione più ampia nei vigneti è ancora incerto. La combinazione di monitoraggi regolari e interventi preventivi resta l’unica strategia valida per contenere questa nuova minaccia.
Monitoraggi in fase di ripresa
Nonostante la presenza del batterio sulle piante di vite sia stata confermata, secondo la professoressa Saponari la manifestazione dei sintomi della malattia richiede ulteriori verifiche. I sintomi, infatti, si manifestano solitamente in estate avanzata e per riscontrare la malattia sarà necessario attendere i rilievi sul campo. Le operazioni di monitoraggio sono state temporaneamente sospese a causa della raccolta dell’uva da tavola, rallentando i campionamenti necessari, che includono il taglio dei tralci. In questi giorni, però, gli ispettori del servizio fitosanitario regionale riprenderanno le verifiche sul campo, con l’obiettivo di raccogliere nuovi campioni da analizzare e fornire aggiornamenti più precisi sulla situazione nei vigneti pugliesi.
La scoperta dell’agente responsabile della malattia di Pierce in uno dei distretti di uva da tavola più importanti d’Europa solleva questioni epidemiologiche fondamentali. È urgente avviare ricerche per chiarire il ruolo che il mandorlo e altri ospiti alternativi potrebbero avere nella diffusione del batterio. Un aspetto cruciale è comprendere meglio come le sputacchine, vettori della Xylella, si trasmettono all’interno dei vigneti e quale impatto abbiano le tecniche di coltivazione comunemente utilizzate, come il sistema di allevamento a tendone e l’uso di coperture in plastica. Queste pratiche, adottate per proteggere le produzioni di uva da tavola durante l’intera stagione vegetativa, potrebbero influenzare l’ecologia di trasmissione del batterio e richiedono uno studio approfondito.
Donato Liberto
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