Arginina: indicatore delle riserve di azoto | parte IV

da Redazione uvadatavola.com

Contrariamente all’arginina, l’accumulo di amido inizia presto durante la stagione, verso la fine della primavera e durante l’estate, raggiungendo il suo massimo nel periodo
invernale. Questo accumulo è molto più alto nella radice rispetto ai rami poiché dispone di strutture specializzate per il suo accumulo. 

Oltre l’arginina: amido, fosforo e potassio

Il maggior utilizzo di questa riserva comincia dal germogliamento e diventa minimo verso l’estate e massimo nel periodo invernale. Questa traslocazione avviene dagli organi di riserva verso i nuovi germogli ed è di vitale importanza avere livelli adeguati per il normale sviluppo del materiale vegetativo. I valori normali oscillano tra 2,5 e 3% e devono essere correlati con i livelli di arginina.

Bassi livelli di amido possono essere causa di basso vigore, inoltre il poter contare sul suo monitoraggio può aiutare nel recupero di piante poco sviluppate o nel controllo dell’eccessivo
vigore. Nella vite dalla fase di accrescimento frutto sino alla raccolta si produce un grande consumo di carboidrati da parte di tutti gli organi della pianta, i frutti possono arrivare a consumarne
fino al 70%, quindi un buon funzionamento metabolico ha una diretta relazione con lo stato nutrizionale della pianta. In questo processo il potassio e il fosforo giocano un ruolo fondamentale. Gli organi competono sia per carboidrati che per il potassio, una scarsa disponibilità di entrambe le componenti ne potrebbe influenzare la successiva induzione a fiore. Il fosforo nelle radici ha un comportamento simile all’arginina accumulandosi nelle radici da fine estate e raggiungendo il suo massimo a fine inverno, muovendosi un po’ più tardi durante il germogliamento verso la fioritura.

Si ritiene che abbia un’incidenza diretta sulla quantità e qualità del primo flusso di accrescimento delle radici oltre a fornire l’energia necessaria per il germogliamento, è per questo motivo che è
essenziale prendersi cura delle radici e monitorare i livelli di fosforo tanto nelle foglie quanto nelle radici (in inverno). Si considera che valori tra 0.15 e 0,2 % sono sufficienti per un buono stato di riserva. Riguardo il potassio nelle radici la discussione riguardo questo tema è ancora aperta, poiché non è stata descritta alcuna forma specifica di riserva. Inoltre una grande percentuale
di questo è concentrata nei frutti e la sua domanda sarebbe coperta da ciò che può accumulare la parte aerea delle piante. Questo è vero quando i livelli di potassio sono normali nella parte epigea. In realtà il fabbisogno di potassio non è sempre soddisfatto, soprattutto a causa del cattivo monitoraggio nutrizionale delle piante e dei programmi di concimazione poveri e che terminano troppo presto durante il ciclo. È stato inoltre descritto migliore germogliamento e resa quando i livelli di potassio nelle radici sono compresi tra 0,35 e 0,45%.

 

Procedura di campionamento

Per realizzare una corretta procedura di campionamento dell’apparato radicale e quindi essere sicuri di analizzare un campione di radice rappresentativo del settore analizzato occorre seguire il protocollo di campionamento fornito dal laboratorio che effettua l’analisi. In linea generale, e senza pretesa di completezza, seguiranno i punti principali cui è necessario prestare attenzione. 
È molto importante innanzitutto considerare che tutti questi indicatori sono utili quando la massa radicale si trova in buone condizioni, ovvero in salute e abbondante. Per questo motivo la preparazione del terreno, l’irrigazione e la nutrizione giocano un ruolo fondamentale. La qualità delle radici definisce in larga misura il successo nello sviluppo vegetativo e riproduttivo.

L’epoca di campionamento per queste analisi dipenderà dall’area geografica in cui ci si trova. In generale, è a fine inverno (ad esempio febbraio, emisfero settentrionale), agosto
emisfero australe). In corrispondenza dei periodi indicati le riserve della pianta sono state traslocate nella loro totalità alla radice. Se il campionamento viene effettuato in primavera,
i valori ottenuti tendono ad essere più bassi, dal momento che cominciano a essere distribuiti nella pianta e non sono più rappresentativi. La zona di campionamento deve
risultare omogenea per specie, varietà, sviluppo vegetativo e produttivo ma anche per tipo di suolo e pratiche colturali. Tra le piante che costituiscono il campione non dovranno essere incluse quelle troppo o troppo poco vigorose o produttive. 

Se invece l’obiettivo è indagare sull’anomalia o il problema di uno specifico settore andranno analizzate le piante che presentano il problema ma anche le piante apparentemente sane in modo da poter effettuare un confronto dei due campioni. Riguardo le caratteristiche delle radici prelevate, si ricorda che queste non devono essere più grosse di una matita e dovranno essere prelevate nella zona di massima attività radicale, tra i 10 e i 50 cm di profondità del suolo. La distanza dal fusto deve essere di almeno 15 – 20 cm preferendo la zona di suolo bagnata dal punto goccia. Il campione, composto da almeno 300 g di radici, deve essere conservato in frigo. 

Ciascuno di questi accorgimenti riduce il rischio di alterare il risultato delle analisi. La determinazione del contenuto di arginina nelle radici durante il periodo di riposo vegetativo, unito alle altre analisi condotte sulle radici nel medesimo periodo (amido, potassio e fosforo) forniscono numerose indicazioni sullo stato delle riserve della coltura e razionalizzano il processo decisionale attuato dal produttore e dall’agronomo in fase di apporto di elementi nutritivi con le fertilizzazioni. Questa determinazione, unita agli altri strumenti di misurazione del contenuto di elementi nutritivi del suolo, delle acque di irrigazione, della soluzione circolante e della pianta, dei parametri meteorologici, fornisce un importante strumento di supporto alle decisioni utile sia a ottimizzare i risultati produttivi in termini quali-quantitativi sia a contenere costi, perdite di produzione e impatto ambientale.

 

Autori: Gonzalo Allendes Lagos – Ing. Agr. PUCV – Director Técnico Corporativo AGQ Labs
            Mirko Sgaramella – Agronomo – Consulente in viticoltura da tavola

 

Per la prima parte dell’arginina: indicatore delle riserve di azoto CLICCA QUI.

 

 

 

 

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