Le aziende non riescono a vendere l’uva, il mercato è stagnante a causa della crisi economica e ai produttori di uva vengono proposti prezzi incapaci di coprire i costi di produzione. Il settore produttivo è in confusione.
Il giovane produttore di uva da tavola Vito Sorino incarna la terza generazione di viticoltori della sua famiglia. I vigneti della famiglia Sorino si estendono in agro di Manfredonia (Fg) su di una superficie complessiva di quasi 20 ettari. Al loro interno si coltivano varietà tardive apirene: Regal, Crimson, Apulia Rosè, e con seme: Italia e Red Globe.
Vito, come è stato il clima per le uve tardive?
Dal punto di vista climatico la campagna è stata buona e i volumi sono davvero interessanti. Nonostante le temperature miti, il clima secco ci sta aiutando a conservare l’uva sulle piante. Tuttavia alcuni giorni le temperature sono molto più alte della media. Il termometro ha toccato persino i 30 °C e il caldo eccessivo nella stagione autunnale, a lungo andare, potrebbe stressare le piante, favorendo l’insorgere di problemi legati all’eccesso di maturazione. Rispetto allo scorso anno, però, il clima autunnale ci è amico. Nel 2021, infatti, a causa del persistere delle nebbie sono stato costretto a eliminare una parte della produzione. Perciò oggi, 11 ottobre 2022, è importante – per me – affermare che l’uva in vigneto è sana. Certo, il clima non è stato sempre a nostro favore quest’anno. Alcuni dei miei vigneti, infatti, sono stati colpiti da una tromba d’aria che ha danneggiato i teli in primavera. Siamo stati costretti a sostituirli e a sobbarcarci di spese extra.
Hai già venduto l’uva?
La stagione dal punto di vista commerciale sta andando malissimo. Per l’uva della varietà Crimson abbiamo provveduto noi alla vendita di piccoli volumi su mercati locali. Credo che il prossimo anno estirperemo tutti i vigneti con questa cultivar. In campo ci sono oltre 2000 quintali di uva della cv Regal, fortunatamente finora non mostra problemi di conservazione sulla pianta, sebbene alcuni grappoli abbiano raggiunto la piena maturazione e virino verso una colorazione sempre più gialla. L’Apulia Rosè, invece, ha ormai ampiamente superato questa fase e saremo costretti a disfarcene.
Lo scorso anno, proprio in questi giorni, vendevamo gli ultimi volumi in campo. La situazione attuale mi destabilizza, sono molto indeciso circa il futuro dell’azienda. Eliminerò sicuramente alcuni vigneti, ma non ho idea di cosa piantare in alternativa. Nella mia testa e nel settore regna l’incertezza e io rappresento la terza generazione di una famiglia che ha prodotto solo e unicamente uva da tavola per decenni. Non credo di essere pronto per impiantare un’altra coltura, dovrei ricominciare tutto da zero.
Ti stai confrontando con altre aziende e produttori di uva?
Tutti i produttori sono nella mia stessa condizione: nessuno riesce a vendere l’uva. Nei supermercati e sui banchi del mercato, però, i prezzi del nostro prodotto raggiungono anche i 4 euro al kg. È normale che una famiglia preferisca investire quei 4 euro in mezzo chilo di carne invece che in un chilo di uva. Tuttavia la cosa che ferisce maggiormente, me e i miei colleghi, è che i prezzi al produttore sono da fame. Parliamo di 0,30-0,35 euro al chilo, si tratta del 50% in meno rispetto alla scorsa stagione. Normale che nella mente di noi produttori si affollino una serie di domande. Per esempio: l’uva non si vende perché c’è la crisi o perché il prezzo al consumatore è troppo alto? Forse qualcuno vuole guadagnarci troppo su questo prodotto? Può essere che la GDO voglia speculare sul nostro prodotto?
Tutto ciò in una stagione in cui sono aumentati anche i costi di produzione.
I costi di produzione sono triplicati. Lo scorso anno le bollette recapitatemi erano pari a 1.800-2.000 euro. Quest’anno le bollette dell’elettricità sono arrivate a 5.000 euro.
E se toccassimo il tasto “manodopera”?
Durante questa stagione abbiamo avuto problemi a reclutare manodopera sin dall’inizio della campagna. Questa situazione ha comportato ritardi nello svolgimento delle consuete operazioni colturali. Se in campo non si interviene al momento giusto si rischia anche di danneggiare la produzione. Vuoi sapere il colmo? Anche per raccogliere quei pochi volumi di uva che stiamo riuscendo a vendere abbiamo difficoltà a reperire operai. Il problema è così diffuso che alcuni commercianti chiedono al produttore di occuparsi del personale per la raccolta, passaggio che è sempre stato gestito dall’esportatore.
Hai notato differenze di mercato circa le uve con o senza seme oppure differenze tra uve apirene brevettate e quelle libere?
Sicuramente le uve brevettate hanno alle loro spalle una struttura commerciale in grado di spingere meglio le vendite del prodotto nei punti vendita.
La tua azienda fa parte di una OP o di una cooperativa?
No, perché troppo spesso i prezzi spiccati dalle aziende parte delle OP sono più bassi della media. Tra l’altro quest’anno nemmeno chi era nelle OP è riuscito a vendere l’uva, eppure si tratta di aziende che seguono programmi di vendita e di produzione.
Cosa vedi nel futuro?
Secondo me in futuro si dovrebbe garantire un prezzo minimo al produttore, per consentire alle aziende di rientrare nelle spese. Parlo di 0,40 – 0,50 euro e non mi sembrano cifre esorbitanti. Abbiamo bisogno di contratti di filiera. La crisi è così profonda che noi produttori di uva non siamo in grado di gestirla da soli, occorre che confederazioni e referenti politici si muovano e aprano una trattativa per una buona volta.
Vito, grazie per il tempo che mi hai dedicato, pensi di riuscire a vendere l‘uva nelle prossime settimane?
Spero di venderla. Se dovesse passare troppo tempo sarò costretto a venderla ai prezzi da fame che stanno proponendo.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com
Articolo pubblicato sul n°5 – 2022 del bimestrale “Uva da Tavola – magazine”