Il prof. Vincenzo Michele Sellitto, agronomo e accademico dei Georgofili, è esperto di tecniche di agricoltura sostenibile e uso di microrganismi utili in agricoltura ed è professore associato presso la Faculty of Agriculture at University of Life Science di Timisoara in Romania. Collabora con Centri di Ricerca e Università italiane e estere, anche per la sua attività di Marketing Manager e Project Leader nel settore delle biotecnologie in agricoltura. Di recente, insieme alla dott.ssa Elisabetta Dallavalle, ha curato per Edagricole il volume “I nematodi nel suolo – biocontrollo dei nematodi fitoparassiti” e, attraverso le sue parole – rilasciate in occasione di un’intervista – scopriamo il suo libro.
Di cosa tratta il libro?
Il libro è un volume che tratta il tema dei nematodi fitoparassiti passando prima di tutto dal concetto di suolo vivo, dove gli stessi nematodi, quelli liberi, svolgono un ruolo cruciale. È difficile comprendere l’importanza dei nematodi del suolo e dei sistemi di biocontrollo delle specie fitoparassite, se prima non si comprende cosa sia il suolo, quali siano le sue caratteristiche e quali importanti implicazioni abbia sullo sviluppo e sul mantenimento di una società florida che genera abbondanza biologica e, di conseguenza, alimentare, economica e di benessere delle popolazioni umane che vivono il territorio. Il libro nasce all’interno di un progetto di rielaborazione e divulgazione di concetti fondamentali per un’agricoltura che vuole e deve rinnovarsi, come il concetto di ecosistema interconnesso e di suolo considerato come un vero e proprio organismo vivente. Mi sento di dire che si tratta di un libro moderno pensato per un’agricoltura moderna, in cui vengono trattate le linee guide tecniche generali per inquadrare i più comuni nematodi fitopatogeni, ma che affronta allo stesso tempo anche lo studio degli indici di biodiversità per valutare lo stato di salute dei suoli.
La gestione e la non distruzione dei nematodi diventano il tema chiave di questo volume, introducendo le tecniche più appropriate che aiutano a gestire la problematica senza deprimere la biodiversità dei suoli, tra cui la conoscenza e l’uso di microrganismi utili, sia di funghi che di batteri.
Tra i microrganismi utili, per il biocontrollo dei nematodi, oltre a quelli in via di studio e ricerca, vengono trattati i ceppi che attualmente sono stati registrati in Italia. L’opera si avvale del contributo di autorevoli nematologi e si contraddistingue per diversi livelli di approfondimento che seguono la complessità degli argomenti, tra cui anche l’importanza dell’indagine genetica nell’ambito della identificazione dei nematodi nel suolo. Inoltre, il volume propone un approfondimento sull’uso dei nematodi entomopatogeni per il biocontrollo degli insetti. Mettendo in evidenza, ancora una volta, la conoscenza della biodiversità e della complessità di relazioni nei nostri suoli, possiamo trovare le soluzioni per gestire al meglio le problematiche delle nostre colture.

Prof. Vincenzo Michele Sellitto
Quali sono i principali nematodi di interesse agrario?
In generale possiamo dire che i nematodi, presenti sul pianeta da circa mezzo miliardo di anni, sono considerati il gruppo di metazoi ecologicamente più numeroso e diversificato in quanto sono diffusi praticamente in tutti gli ambienti compatibili con la vita, dalla cima delle montagne ai sedimenti oceanici profondi. Il loro successo ecologico è basato sul potenziale riproduttivo: nel suolo sono considerati tra i più numerosi organismi animali sia per abbondanza che per biomassa. Purtroppo, in agricoltura, spesso la loro presenza viene ancora considerata solo in modo negativo a causa della pericolosità delle specie che si nutrono delle radici delle piante e che provocano danni alle colture sia direttamente che come vettori di virus. In realtà nel suolo, la maggior parte delle specie di nematodi conduce una vita libera, mentre un altro gruppo di specie, denominati fitonematodi è noto per parassitizzare le piante.
E così, una consistente parte delle ricerche sui nematodi del suolo si è concentrata sui nematodi fitoparassiti, i quali sono parassiti largamente polifagi e che invadono sia gli organi aerei che sotterranei delle piante e che sopravvivono anche a spese di piante spontanee o parti di piante rimaste nel suolo, avvalendosi spesso di una notevole capacità di sopravvivenza alle condizioni avverse, in stato di quiescenza.
I danni possono essere diretti, dovuti alle lesioni e alterazioni provocate negli organi vegetali e al disturbo nella funzionalità della pianta, e indiretti, determinati dalla capacità dei nematodi di favorire la penetrazione e lo sviluppo nelle piante di funghi, batteri e virus. Quasi tutte le specie sono polifaghe ed hanno una cerchia più o meno ampia di piante ospiti, condizione questa che ne favorisce la persistenza nel suolo. Le specie fitoparassite afferiscono principalmente ai nematodi galligeni, cisticoli ed a specie vettrici di virus. Altri gruppi d’importanza agraria includono nematodi delle lesioni e fogliari. I nematodi fitoparassiti hanno un’azione devastante, riducendo la funzionalità della pianta e di conseguenza la produttività delle colture e il valore di mercato del prodotto finale. Per rispondere alla domanda nello specifico e solo per fare qualche esempio, però, possiamo dire che la maggior parte dei danni a livello economico è determinata da nematodi endoparassiti appartenenti alla famiglia Tylenchidae, ed in particolare dalle specie appartenenti ai generi Meloidogyne, Heterodera e Globodera, che inducono modificazioni nel tessuto vegetale con la formazione di sofisticate strutture radicali in cui alimentarsi. Nel volume vengono comunque riportate e descritte in un capitolo le maggiori specie fitoparassite delle nostre colture.
Come intervenire per tenere sotto controllo i nematodi dannosi?
Sebbene la valutazione dell’impatto economico causato dai nematodi di diversi taxa non sia agevole, si stima una perdita annuale fino al 30% di produzione agraria mondiale, con ingenti perdite economiche. I nematodi fitoparassiti rappresentano una delle principali fonti di stress biotico per le piante e hanno spinto per decenni all’uso indiscriminato di nematocidi di sintesi chimica, principalmente fumiganti. Nell’ultimo decennio si è verificato un crescente interesse nei confronti di mezzi alternativi a quelli chimici, dovuto alla minore efficacia delle molecole di sintesi nell’habitat tellurico e alle forti restrizioni di utilizzo imposte ai fumiganti.
Così si sono via via affermati filoni di ricerca alternativi, che mirano all’integrazione di diversi mezzi agronomici, biologici e naturali che, mantenendo una buona vitalità e biodiversità del suolo, permettono di migliorare l’ambiente di coltivazione e lo sviluppo delle colture, rendendole in grado di meglio tollerare la presenza dei parassiti, mantenuti al di sotto della soglia di danno.
Tra questi sistemi ritroviamo le sostanze naturali allelopatiche che possono provocare effetti tossici nematocidi o nematostatici, o che sono in grado di conferire resistenza e/o tolleranza alla pianta o di contrastare gli effetti negativi sulla produzione. Tali sostanze possono essere rese disponibili attraverso la trinciatura e il sovescio di colture biocide o attraverso preparazioni diverse da applicare al terreno. Oltre ai mezzi fisici sono indicati anche i mezzi agronomici, che assumono grande importanza nella gestione delle colture per mantenere la fertilità dei suoli e allo stesso tempo contenere le popolazioni dei nematodi.
Tra questi gli avvicendamenti colturali, l’anticipo o il ritardo delle semine, l’utilizzo di colture intercalari da sovescio, la non coltura (maggese), le lavorazioni al terreno e le concimazioni organiche, la lotta alle infestanti, la sommersione dei terreni. Inoltre l’uso dei microrganismi utili assume un ruolo sempre più importante nella gestione dei nematodi fitoparassiti. Partendo proprio dalla cura del microbioma del suolo attraverso l’uso combinato di biopreparati microbici e sostanze biostimolanti riusciamo da una parte a contenere il problema senza devastare e compromettere la biodiversità dei suoli, dall’altra parte riusciamo a dare alla coltura la possibilità di superare la situazione di stress. In quest’ottica nasce l’approccio innovativo prebiotico e probiotico.
Come quelli utili aiutano a preservare la sostanza organica nel suolo?
Come anticipato, i nematodi nel suolo occupano una posizione centrale nella catena trofica, essendo coinvolti in numerosi processi ecologici, nutrendosi infatti di specie vegetali, cellule batteriche, di ife fungine o altri nematodi, e possono a loro volta essere fonte di cibo per animali che occupano un livello trofico superiore. Sono implicati nei processi di decomposizione della sostanza organica e nel riciclo dei nutrienti (mineralizzazione), contribuendo a modificare struttura, stabilità e regime idrico (porosità) del suolo. Influiscono sulla composizione della comunità edafica, nutrendosi di microrganismi e facilitandone la dispersione (portandoli in forma vitale sulla superficie corporea).
La biodiversità tassonomica e funzionale della comunità nematologica rappresenta un importante indicatore per valutare lo stato di salute del suolo. Sottolineo che i nematodi incidono sulla velocità di mineralizzazione dei residui organici, facilitando la moltiplicazione e la diffusione dei funghi e dei batteri nei residui da degradare. Quando si nutrono di tali decompositori primari assorbono notevoli quantitativi di sostanze e in quantità superiori rispetto alle loro reali necessità, che in seguito mineralizzano e rilasciano nell’ambiente in forma prontamente disponibile per le piante. Per esempio, per quanto riguarda l’azoto, costituiscono una notevole riserva di materiale di facile utilizzazione e di rapida circolazione, sotto forma di ione ammonio (NH4+), soprattutto nei sistemi agricoli che si basano sull’impiego di ammendanti.
Quali tools fornisce ad agronomi e produttori il volume “I nematodi nel suolo – biocontrollo dei nematodi fitoparassiti”?
Le informazioni contenute nel libro sono una guida e un valido aiuto a tutti gli operatori del settore agricolo coinvolgendo quindi agronomi, tecnici, agricoltori, manager, studenti e ricercatori che necessitano di informazioni aggiornate e innovative. Un volume corredato da numerose foto e disegni inediti, che rendono l’opera utile e pratica.
Autori del libro: Aurelio Ciancio (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR, Bari); Mirella Clausi (Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali, Università di Catania); Giovanna Curto (Settore Fitosanitario Regione Emilia-Romagna, Bologna); Giada D’Errico (Università di Napoli Federico II, Dipartimento di Agricoltura); Elisabetta Dallavalle (Agronomo fitopatologo, Bologna); Francesca De Luca (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR, Bari); Elena Fanelli (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR, Bari); Silvia Landi (CREA – Centro di ricerca Difesa e Certificazione, Firenze); Barbara Manachini (Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, Università degli Studi di Palermo); Catello Pane (CREA-Centro di Ricerca Orticoltura e Florovivaismo, Pontecagnano Faiano (SA)); Vincenzo Michele Sellitto (agronomo, accademico dei Georgofili, Università di Timisoara); Eustachio Tarasco (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università di Bari, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR, Bari); Alberto Troccoli (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR, Bari); Alessio Vovlas (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante-CNR, Bari).
Silvia Seripierri