Il calendario indica il 21 settembre, il sole scotta un po’ meno e alle 20:00 è già buio. Segnali, questi, che indicano che è tempo di tirare le somme circa la campagna per le uve precoci.
Come di consueto, per tentare di costruire un quadro completo di quanto accaduto nel corso della campagna per le uve precoci, abbiamo raccolto le testimonianze di tre anelli fondamentali per il comparto dell’uva da tavola:
- l’esportatore Giacomo Suglia (leggi l’intervista qui);
- l’agronomo Francesco Berardi (leggi l’intervista qui);
- di seguito, invece, pubblichiamo le impressioni del produttore Pierfrancesco Marchitelli.
Pierfrancesco rappresenta la terza generazione di una famiglia dedita all’agricoltura ed è il proprietario della Società Agricola Agriquality; una delle 40 aziende afferenti all’O.P. Ortofrutticola Jonica Società Consortile. L’uva dell’azienda di Pierfrancesco raggiunge i Paesi del Centro e del Nord Europa, come: Germania, Paesi scandinavi e Austria.
L’azienda, che sorge a Ginosa Marina (Ta), si estende complessivamente – tra terreni di proprietà e in affitto – su di una superficie di 130 ettari, di cui circa 20 sono adibiti alla produzione di uva da tavola condotta esclusivamente in biologico. Circa 8 sono gli ettari destinati alla cultivar precoci tra cui Summer Royal e altre senza semi. Mentre le varietà medio tardive coltivate da Agriquality sono: Regal, Crimson, Red Globe e Giant Pearl.
“Di anno in anno stiamo estirpando i vigneti, almeno i più vecchi, per far posto agli ortaggi.”
Sottolinea Pierfrancesco, mentre mi presenta la sua azienda di famiglia e già queste parole sono sentore di una campagna non all’altezza delle aspettative.
“Quando c’è stato il boom dell’uva da tavola la nostra zona è stata colonizzata dai baresi. La nostra azienda nasce dalla volontà di mio padre e mio zio che, dopo anni trascorsi come operai per aziende terze, hanno deciso di diventare produttori”.
Pierfrancesco, come è stata questa stagione per le uve precoci?
A dire il vero è da qualche anno che accade una cosa abbastanza preoccupante: la stagione delle precoci procede in sordina a causa del mercato. La nostra uva era pronta per la raccolta già a metà luglio, ma il mercato era letteralmente addormentato. Pertanto siamo stati costretti a conservare il prodotto sulla pianta. Immagina che lo stiamo tagliando in questi giorni. A metà luglio, tra l’altro, giungeva ancora uva da altre nazioni produttrici e noi italiani saremmo entrati con prezzi più alti. Di anno in anno l’inizio della stagione è sempre più faticoso per l’Italia.
Il mercato è stato timido?
Noi il 24 agosto 2022 stavamo raccogliendo ancora le uve precoci. Ho detto tutto.
Com’è la qualità del prodotto?
Dal punto di vista fitosanitario l’uva sembra di plastica, nel senso buono del termine. In azienda conduciamo alcune prove, pertanto ci è subito saltato all’occhio che alcune varietà che negli anni precedenti si mostravano fortemente interessate da oidio, quest’anno sono perfette. D’altro canto però, non posso dire che io veda dell’uva “bella”. Perché le viti sono andate in stress a causa del forte caldo registrato durante i mesi di maggio e giugno. Proprio durante alcune delle fasi fenologiche fondamentali: accrescimento dell’acino e distensione del rachide. Le temperature eccessivamente alte hanno “distratto” la pianta dalla produzione.
Tra l’altro la nostra azienda è condotta completamente in biologico. Questo significa che abbiamo poca scelta per la difesa fitosanitaria dell’oidio, che conduciamo adoperando zolfo. Lo zolfo però, se usato quando le temperature sono estremamente alte, può creare serissimi danni alla vegetazione. Nel momento in cui hai compromesso la vegetazione hai compromesso anche il benessere della pianta. Tra l’altro c’è da considerare anche che le coperture con teli plastici creano una vera e propria serra. La pianta ha un range di benessere tra i 20 e i 35 °C, ma sotto telo si raggiungono anche i 45°C.
Ti sento davvero molto deluso, pensi che la ripresa arriverà con le tardive?
Già lo scorso anno noi produttori confidavamo nelle tardive, ma le speranze sono state disattese. Ti ripeto, in azienda siamo pronti ad estirpare i quadri meno produttivi e i più vecchi.
State pensando di impiantare delle nuove varietà o di cambiare coltura?
Vedremo come andrà il mercato in questi anni. Per ora restiamo in osservazione, considerando anche che noi non siamo dei “battitori liberi”, ma dobbiamo sempre confrontarci con l’OP di cui facciamo parte.
Colore, calibro, apirenia, bio: quali sono le caratteristiche della domanda riferita all’uva da tavola quest’anno?
Negli ultimi anni l’attenzione è tutta sulla qualità del prodotto. In passato riuscivamo a posizionare uva di prima e di seconda scelta giocando su diversi mercati. Oggi, invece, il prodotto deve essere solo e sempre perfetto. Il mercato non fa più differenze tra integrato e biologico, si può dire che il tipo di conduzione non è un problema del commerciante, ma solo del produttore che sceglie una conduzione più complessa. Superato il periodo pandemico la gente ha ripreso a viaggiare e ad andare al ristorante. Nel supermercato, però, è restia ad acquistare un prodotto come l’uva da tavola, che costa un po’ di più. Preferisce ortaggi e verdure per esempio. Persino le angurie, che quest’anno hanno spuntato prezzi più alti, non hanno registrato una contrazione della domanda. Concludendo posso dire che ormai i grappoli di uva da tavola per la GDO devono essere: perfetti, buoni, colorati e non costosi. I fattori che influenzano questi parametri, però, non sono sempre pienamente controllabili e gestibili dal produttore. Il vigneto è pur sempre un ambiente naturale esposto agli agenti atmosferici: non una fabbrica di grappoli.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com