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Tecniche colturali

Come contenere il disseccamento del rachide e perché avviene?

da Redazione uvadatavola.com 6 Luglio 2020
6 Luglio 2020
disseccamento del rachide
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Con il termine “disseccamento del rachide” (Bunch Stem Necrosis, BSN) si fa comunemente riferimento ad una fisiopatia che si manifesta con tacche necrotiche inizialmente presenti sul peduncolo.

Queste poi si diffondono man mano su aree sempre più estese del rachide con incidenza e gravità variabile.

Quali sono i sintomi del disseccamento del rachide? 

Le tacche necrotiche determinano una riduzione di consistenza e turgore della bacca, che appare vitrea (fenomeno noto come Shrivel) e la cessazione di accumulo di carboidrati a causa del collasso dei vasi floematici. I sintomi non sono evidenti fino a quando, in prossimità dell’invaiatura, si manifestano disseccamenti più o meno diffusi nel vigneto. I sintomi interessano i grappoli nella loro porzione distale, per poi diffondersi via via nei casi più gravi all’intero grappolo, determinando grosse perdite.

Il disseccamento del rachide è probabilmente la fisiopatia  più diffusa su Vitis vinifera in tutto il mondo e colpisce molte varietà con e senza seme con suscettibilità differenti.

Data la sua importanza, il problema è oggetto da decenni di numerosi studi svolti in tutto il mondo.

Cosa favorisce il disseccamento del rachide?

Nonostante lo sforzo condotto dai vari gruppi di ricerca, ad oggi non è stata individuata una causa precisa alla base di questa fisiopatia; tuttavia sono noti i fattori predisponenti. Condizioni climatiche avverse come basse temperature, elevata umidità relativa e piogge (sia in fioritura che in prossimità dell’invaiatura) aumentano la probabilità che il disseccamento del rachide si manifesti. Molti studi mostrano il ruolo fondamentale assunto dai diversi elementi assorbiti, in particolare i cationi K+, NH4+, Mg++, Ca++ ed il rapporto in cui essi si trovano all’interno dei vari organi ed in particolare nel rachide.

Elevati rapporti K+/Mg++ e K+/Ca++ indicano uno squilibrio di cationi con carenze di Mg++ e Ca++ che sembrano favorire la fisiopatia.

Altri studi mostrano che un’elevata quantità di azoto totale e soprattutto di ione ammonio (NH4+) accumulato nel rachide può essere causa di disseccamento per via della sua tossicità diretta. L’azoto può accumularsi nei tessuti vegetali in elevate quantità tal quale o sotto forma di putrescina.

Questo elemento può anche rappresentare una causa indiretta di disseccamento, per via del suo antagonismo verso l’assorbimento del K+ e, soprattutto, di Mg++ e Ca++.

In condizioni ideali l’NH4+ all’interno della pianta viene ri-assimilato sotto forma di aminoacidi; grazie all’azione di enzimi e cofattori enzimatici tra cui il Ca++ e soprattutto il Mg++.

In situazioni di carenza di questi cationi non tutto l’NH4+ viene organicato e finisce per accumularsi tal quale, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità.

In foto: grappolo affetto da  disseccamento del rachide. Stagione 2017.

Come contenere il disseccamento del rachide?

Per limitare i danni da disseccamento del rachide la gestione nutrizionale del vigneto deve essere programmata considerando i concetti summenzionati, il grado di suscettibilità varietale e del portinnesto a questa fisiopatia, oltre a tutti gli aspetti pedoclimatici con cui ci si trova ad operare; è opportuno “calibrare” la strategia nutrizionale avvalendosi anche di strumenti diagnostici (analisi del contenuto di elementi nei tessuti, analisi della soluzione circolante e del terreno) per ridurre la manifestazione della fisiopatia.

Ad integrazione della fertilizzazione al terreno, può essere utile effettuare concimazioni fogliari. Ad esempio con prodotti a base di Mg++ e Ca++ particolarmente dalle fasi di pre-fioritura alle prime fasi di ingrossamento della bacca.

Soprattutto con cultivar e portinnesti vigorosi è necessario gestire in maniera oculata l’apporto di azoto (soprattutto NH4+) per evitare lussureggiamenti della vegetazione. Fattore che comporterà una diminuzione della luce diffusa all’interno dell’impianto.

 

Testo e Foto: Luca Montemurro, agronomo
Info: luca.montemurro@hotmail.it
©uvadatavola.com

 
 
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