Mercato uva da tavola: c’è luce in fondo al tunnel

Mercato uva: cosa sta accadendo e perché? Come evolverà la situazione? Cosa accade a Spagna e Grecia? Ne parla Marcello Guidi di Apofruit

da Redazione uvadatavola.com

Mercato uva: cosa sta accadendo e perché? Come evolverà la situazione?

Cosa sta accadendo al mercato dell’uva da tavola, noi, in quanto stampa di settore ci poniamo quotidianamente questa domanda. Soprattutto quest’anno. Abbiamo quindi pensato d’intercettare chi di vendite se ne intende per porre tutte quelle  domande che da tempo tormentano noi e il comparto: la crisi dei consumi è solo italiana? I nostri competitor come se la passano? C’è della speranza?

Abbiamo quindi pensato che Marcello Guidi, responsabile del mercato Estero e “Country manager” per le uve da tavola italiane per Apofruit Italia avrebbe potuto sciogliere i nostri dubbi offrendoci uno sguardo globale del mercato europeo.

Marcello, quest’anno il mercato è stanco?

Assolutamente sì. Apofruit ha cominciato le vendite dell’uva da tavola nel mese di luglio, ma dopo una prima settimana d’interesse la richiesta è stata molto lenta e anche i clienti con cui abbiamo rapporti storici ci hanno confermato che mediamente, in tutta Europa, si registra una contrazione delle vendite. Ciò, io credo, sia dovuto a diversi aspetti: primo fra tutti la congiuntura economica con la quale ci ritroviamo a combattere quotidianamente. Fattori non secondari sono anche l’inflazione e l’aumento dei costi energetici, che pesano inevitabilmente sui consumatori. A partire dall’estate questa situazione si è aggravata sempre più. Non si tratta solo di un impoverimento, ma di precise scelte che hanno cominciato a fare le famiglie e che fanno sì che gli acquisti ricadano verso prodotti “low price” e in promozione. Di base si vende solo in promozione, al di fuori delle promozioni i volumi delle vendite sono molto limitati.

mercato uva

In foto: Marcello guidi di Apofruit

Anche per risollevare la situazione dell’uva da tavola si potrebbe attivare la leva delle promozioni?

Sì, è uno strumento che abbiamo già adottato nel corso dei mesi di agosto e settembre concordando il tutto con i clienti delle attività. Diversamente gli ordinativi sarebbero stati ancora più risicati e ciò vale sia per l’Italia che per l’estero. Permangono comunque consumi “col contagocce”, problema che non riguarda solo l’uva da tavola. Apofruit gestisce una gamma di prodotti e purtroppo lo scenario è questo: i consumi medi da agosto in poi sono diminuiti per tutte le referenze prodotto. Difatti abbiamo avuto problemi già sul finale della campagna delle nettarine. Oggi la partenza procede a rilento anche per mele e pere. Indipendentemente dalla merce le contrazioni della spesa su tutti i tipi di prodotti mostrano un trend chiaro che va da -10% fino a -20% di vendite a settimana, rispetto allo scorso anno.

Possiamo trarre ispirazione da situazioni passate e immaginare come evolverà questo periodo?

Negli ultimi dieci anni una stagnazione pari a quella attuale non si era mai verificata. Io la definirei una situazione anomala, considerando anche l’aumento dei costi di produzione, così come dei costi a nostro carico. Nei magazzini registriamo mese dopo mese costi crescenti, per cui c’è la necessità di recuperare dei valori, missione che pare impossibile a causa dei bassissimi livelli dei consumi.

Come se la passano i nostri competitor?

Luglio e agosto sono stati sempre mesi che potremmo definire “di combattimento” sui mercati europei tra le produzioni di uva provenienti da Italia, Spagna e Grecia. A oggi la crisi è generale, gli spagnoli sono in una situazione simile alla nostra. Magari hanno qualche opportunità in più, perché riescono a collocare delle piccole quantità di merce su mercati extra europei. Al di là di questo, però, il mercato principale anche per loro è quello europeo. Anche le vendite dell’uva spagnola proseguono a rilento.
Puntando invece l’attenzione sul prodotto greco – dalle informazioni che ho – posso affermare che gli ellenici dovrebbero terminare la campagna attorno al 19 o al 20 di ottobre. In Grecia, infatti, a causa di condizioni meteorologiche non favorevoli (piogge e umidità) gran parte del prodotto ancora in campo è andato perduto. Proprio durante Fruit Attraction – la fiera dell’ortofrutta da poco terminata a Madrid –  ho incontrato alcuni viticoltori greci che mi hanno confermato di essere a fine campagna. In questo caso, inoltre, le motivazioni della chiusura della stagione commerciale sono legate anche al ventaglio varietale. Gli ellenici, fortunatamente, non dispongono di tutte le varietà tardive che coltiviamo noi italiani.

La crisi ha riguardato sia le uve con seme che le seedless?

Noi come azienda lavoriamo quasi unicamente con le varietà senza semi, per le quali fortunatamente registriamo dei piccoli segnali di miglioramento. Nell’ultima settimana, abbiamo ricevuto delle richieste di volumi di apirene dal mercato inglese e italiano. A mio avviso nei prossimi giorni vedremo una ripresa d’interesse del prodotto italiano. Ci sono programmi e ordinativi che lasciano ben sperare, vedo un buon riscontro.

Penso che nei mesi di ottobre, novembre e dicembre nasceranno buone opportunità anche in virtù del fatto che il prodotto dell’emisfero sud (Brasile e Perù) avrà seri problemi logistici a giungere in Europa. I costi dei trasporti sono proibitivi e ci sono clienti che già ci stanno chiedono di allungare la stagione. Da ora in avanti ho ragione di credere che potrebbe esserci un maggiore spazio di manovra per le nostre uve da tavola. Ovviamente tutto ciò non riuscirà a compensare le perdite registrate nei mesi precedenti, ma almeno ci permetterà di chiudere dignitosamente la stagione. La situazione, per le uve con seme resta, invece, molto grave.

 

Autrice: Teresa Manuzzi

©uvadatavola.com

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