L’innesto è una pratica molto importante perché consente non solo di propagare le piante, ma anche di migliorare le caratteristiche di una varietà. Affine all’innesto in campo è il reinnesto, pratica che potrebbe assumere una maggiore importanza al fine di rispondere alle esigenze dei consumatori, riducendo i costi di realizzazione di un nuovo impianto.
Così come il numero di varietà di nuova costituzione è crescente, infatti, i gusti dei consumatori sono mutevoli perché attratti dalle novità e dalle particolari caratteristiche organolettiche che è possibile selezionare con i sempre più frequenti programmi di breeding.
A fronte della necessità di produrre varietà sempre nuove rispondenti alle richieste di mercato, per alcuni produttori non è economicamente sostenibile cambiare la varietà di un impianto realizzato pochi anni prima, partendo nuovamente da zero. Per tale ragione, dunque, la pratica del reinnesto potrebbe veder incrementare la sua diffusione tra i vigneti ad uva da tavola.
A parlare di questa tecnica Salvatore Lacava, operatore a capo di un gruppo che si occupa di gestione aziendale in agro di Grottaglie (TA).
Con quale frequenza le aziende ricorrono oggi al reinnesto?
La pratica, che fino a poco tempo fa era stata quasi del tutto abbandonata da parte delle aziende agricole, da ormai 2-3 anni sembra essere tornata in voga. Considerata la velocità con cui i consumatori cambiano le proprie preferenze alimentari, per un’azienda è più conveniente innestare una certa varietà sulle viti di impianti già esistenti piuttosto che realizzare sempre nuovi impianti.
A quali aspetti bisogna però fare attenzione perché il reinnesto vada a buon fine?
Prima di effettuare un reinnesto è importante guardare alle caratteristiche varietali che definiscono l’affinità tra due bionti. Per esempio, è preferibile che il reinnesto di una varietà a bacca bianca sia effettuato con una varietà a bacca bianca, così come la nuova varietà dovrà essere affine con il portainnesto delle viti che si intende reinnestare. Una volta effettuato il reinnesto, poi, è bene saldare le piante al punto di innesto con nastro isolante e catrame. Soprattutto per quanto riguarda il catrame, inoltre, è preferibile passarlo due volte per isolare il punto di innesto garantendo l’attecchimento tra i due bionti e per proteggere l’innesto dagli stress biotici e abiotici. Quest’anno, per esempio, mi è capitato di reinnestare diversi impianti, tra cui anche quelli di Regal Seedless, con varietà di Autumncrisp®, Autumnking e ARRA™.
La pratica è sicuramente molto interessante perché, come già accennato, consente di ridurre i costi sostenuti dall’azienda per realizzare sempre più frequentemente nuovi impianti e di soddisfare la domanda dei consumatori, sempre più esigenti. Come qualsiasi operazione di innesto, presenta dei contro, tra cui il rischio che i due bionti possano non attecchire. Nonostante ciò, però, si prospetta come una valida alternativa alla realizzazione di impianti ex novo che, anche se realizzati con portainnesti già innestati, presuppongono dei costi di realizzazione maggiori.
Silvia Seripierri