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Tecniche colturali

Corretta nutrizione: chiave di volta per uva di qualità, ecco come regolarsi. SLIDE E VIDEO

da Redazione uvadatavola.com 30 Aprile 2021
30 Aprile 2021
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Una corretta nutrizione della vita da tavola può fare la differenza e contribuire all’ottenimento di frutti di qualità superiore. Ne abbiamo parlato durante il webinar tenutosi mercoledì 28 aprile 2021 organizzato da Fruit Communication e Arptra. 

Corretta nutrizione: chiave di volta per ottenere uva da tavola di qualità, soprattutto se si guarda alle senza semi. La nutrizione, inoltre potrebbe aiutare la pianta a risollevarsi dalle da eventuali gelate. 

YouTube video

L’intervento di Giovanni Nasca, Fertirigation Specialis per Yara Italia ha rotto il ghiaccio. Giovanni ha parlato delle caratteristiche tecniche dei prodotti YaraVita, Yara Rega e YaraTera. Ne è emerso che un piano nutrizionale razionale influenza lunghezza e peso dei grappoli, il calibro e la tenuta delle bacche e persino la tenuta in post-raccolta.

Clicca qui per scaricare le slide di Giovanni Nasca. 

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L’agronoma Annamaria Fanelli di Graper ha mostrato ai partecipanti le prove di campo compiute in un vigneto di uva Italia (condotto per l’occasione con tre tesi differenti), sito in agro di Rutigliano(Ba), coperto con film plastico. 
Clicca qui per scaricare la slide dell’agronoma Annamaria Fanelli.

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Al termine abbiamo approfittato della presenza degli esperti per fare delle domande sempre inerenti la corretta gestione della nutrizione della vite da tavola.

La nutrizione può riuscire a a gestire meglio i vigneti che sono stati colpiti dalle gelata?
“Dipende da come la gelata ha colpito le gemme di riferimento – esordisce Annamaria Fanelli – . Una pianta colpita da una gelata (qualora siano stati colpiti sia la gemma principale che il controcchio) ha difficoltà a ripartire su quelle stesse gemme. Risulta opportuno stimolare la pianta dal punto di vista radicale più che fogliare (perché le foglie ancora non sono presenti). Se si tratta di una gelata parziale è opportuno invece perseguire la via fogliare, qualora ci fosse ancora un germoglio che può recepire tali trattamenti e quindi stimolare la pianta per favorire il risveglio”.

“Purtroppo – continua l’agronoma – facendo riferimento a quanto avvenuto qualche settimana fa, le viti mostravano un germogliamento abbastanza omogeneo rispetto agli anni passati, quindi per le varietà precoci e medio-precoci erano partite sia le gemme principali che il controcchio.  Laddove la gelata ha colpito, ha colpito in maniera importante entrambe le gemme. In questi giorni nei vigneti con più danni si sta intervenendo anche con la nutrizione. La speranza non è che riparta quella gemma, ma che le gemme meno colpite possano riprendere”.

Giovanni Nasca aggiunge: “Non bisogna mai scordare che in questi casi se si dovesse rinunciare a nutrire correttamente il vigneto i risultati delle carenze emergeranno anche nel corso dell’ano successivo“.

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Il piano nutrizionale, quindi, non deve essere considerato come qualcosa di cui vediamo gli effetti immediatamente
“Gli interventi – precisa Fanelli – vanno calibrati sulla base degli asporti e delle attitudini della coltura. Gestire la vigoria delle nuove seedless e l’equilibrio tra i diversi elementi è uno dei punti più importanti. Apporto irriguo e nutrizionale sono fondamentali. La sfida è aperta soprattutto con le nuove varietà, sempre più vigorose, che mostrano esigenze nutrizionali differenti dalle cultivar con seme. Se già con le uve con seme la nutrizione è un passaggio obbligato per garantire la fertilità, per le uve senza semi questo rappresenta la chiave di volta. Spesso varietà fertili o meno fertili risentono così tanto di una cattiva nutrizione che i risultati si ripercuotono sulla sostenibilità economica dell’azienda. L’attenzione all’aspetto nutrizionale è uno dei punti che può fare la differenza per ottenere produzioni di qualità“.


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Quali sono le raccomandazioni che sentite di dare a seconda dei diversi terreni?

“Per terreni sciolti o leggeri e ricchi di scheletro è importante ridurre i quantitativi degli apporti per ciascuna fertirrigazione – precisa Nasca – e aumentare la frequenza degli interventi. Per terreni più pesanti, invece, se ci si trova in un contesto di fertirrigazione in pieno campo, si può aumentare l’intervallo tra gli interventi ed il dosaggio. Un altro aspetto è che se ci troviamo in terreni difficili con un grado di salinità è possibile intervenire sia con l’impiego opportuno ed attenzionato di nitrato di calcio, che sostituisce il cloruro di sodio all’interno della soluzione. Per terreni con pH elevato sarebbe invece opportuno ricorrere a prodotti con azione acida. I quali vanno ad ottimizzare la rizosfera. Risulta ormai di fondamentale importanza l’impiego, in campo, di soluzioni biostimolanti che possano mitigare problemi di stress abiotico e che migliorino la tolleranza della coltura a questi stress. In seguito, eventualmente, se l’assimilazione di questi elementi è impedita per via radicale, si potrebbe valutare la possibilità di effettuare degli interventi fogliari, per compensare alle mancanze derivanti dalle caratteristiche del suolo”.

Infine, l’agronoma di Graper conclude: “Nulla da obiettare a quanto detto fa Giovanni. Vorrei solo sottolineare l’importanza delle analisi del suolo, ma anche e soprattutto delle analisi peziolari  – in fioritura –  e fogliari  – durante il periodo di accrescimento della bacca – . Esse infatti ci consentono di conoscere quello che non vediamo. Per le arboree, infatti, il problema principale è che nel momento in cui vediamo i sintomi è spesso troppo tardi. Le analisi ci offrono la possibilità di conoscere davvero quello che sta accadendo è fondamentale”.

Autore: Teresa Manuzzi 
©uvadatavola.com

Fanelli_Yara_-_2020pptx_compressed_1619798334.pdf

 
 
 
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