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Prezzi e mercati

APEO, export 2020: l’uva da tavola cresce in quantità e valore

da Redazione uvadatavola.com 22 Aprile 2021
22 Aprile 2021
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I dati della bilancia commerciale import/export del 2020 diffusi da Fruitimprese confermano il dinamismo e la grande professionalità delle imprese ortofrutticole italiane.

Esse, infatti, continuano a produrre valore nonostante il Covid 19, le avverse condizioni climatiche e il conseguente calo (-3,4) delle quantità immesse sul mercato – sono riuscite a spuntare prezzi più alti per la frutta fresca venduta sui mercati esteri (+7% ) per un controvalore di oltre 2,5 miliardi di euro.

Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale Fruitimprese e presidente APEO (Associazione Produttori Esportatori Pugliesi) accoglie la notizia così: “Sono risultati molto significativi perché ottenuti in un anno di grandi difficoltà. Affrontato da produttori e operatori commerciali dell’ortofrutta con spirito di sacrificio e dando prova di grande professionalità. Nessuno si è fermato, ma si è continuato a lavorare per rifornire i mercati, affrontando anche i costi aggiuntivi legati ai nuovi protocolli introdotti a causa della pandemia”.

Giacomo Suglia sottolinea la salubrità del made in Italy: “Tutto ciò ci rinfranca e conferma, ancora una volta, che le nostre produzioni sono in linea con le richieste del mercato e le esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla provenienza del prodotto e al rispetto delle norme ambientali, etiche e fitosanitarie. Tra le più restrittive a livello europeo in Italia, ci tengo a sottolinearlo. Penso che questa nostra linea sia stata premiata dai consumatori con un apprezzamento dei nostri prodotti”.

“Ma qui voglio soffermarmi – continua Suglia – su una delle produzioni simbolo della Regione Puglia: l’uva da tavola. Dai dati Fruitimprese emerge che l‘uva da tavola è il secondo prodotto ortofrutticolo italiano più esportato dopo le mele, con un forte aumento nel 2020 sia delle quantità (+7,25) che soprattutto del valore (+ 9.95). Stiamo parlando di oltre 720 milioni di euro. Risultati che fanno ben sperare, in questo particolare momento di difficoltà occupazionale, sociale ed economica”.

Puoi approfondire la diatriba valore VS volumi di uva cliccando qui.

Questi dati incoraggianti sono la conseguenza della lungimiranza delle nostre imprese che ormai da molti anni hanno operato una riconversione varietale verso varietà di uva da tavola senza semi (seedless). Ricordo che è nato nel 2016 un Consorzio di 24 aziende, Nu.Va.U.T. (Nuove Varietà di Uva da Tavola) che in accordo con il C.R.E.A. (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) finanzia la ricerca per nuove varietà di uva da tavola. L’intento è quello di “regolare le attività di trasferimento, valutazione e valorizzazione di nuove varietà di uva da tavola”.

Con l’uva da tavola siamo il terzo paese produttore al mondo, la nostra qualità è riconosciuta sui mercati nazionali ed internazionali: “Alla luce di questi risultati mi aspetto una grande considerazione da parte della politica e delle istituzioni, regionali e nazionali, affinché diano la giusta considerazione ad un settore vitale per l’equilibrio socio-economico del nostro Paese. Aver raggiunto questo traguardi, con le difficoltà del Covid-19, i mille problemi legati ai cambiamenti climatici e il perdurante embargo con la Russia (che dura dall’agosto del 2014), è motivo di profondo orgoglio per questo settore”.

Infine una preoccupazione. “Leggo dell’aumento continuo dei costi delle materie prime, dal gasolio all’energia, dal ferro al legno alla plastica, tutti prodotti che incidono pesantemente sul comparto dell’ortofrutta, senza contare l’aumento dei noli dei container indispensabili per l’export. C’è il rischio concreto che questi aumenti vadano a penalizzare i buoni risultati che il nostro settore ha conquistato a livello nazionale e pugliese. Le nostre imprese produttive e commerciali già soffrono di un deficit di competitività rispetto ai nostri partner-concorrenti europei, in primis la Spagna. Non possiamo accettare ulteriori penalizzazioni per un settore che è la seconda voce del nostro export agroalimentare con quasi 5 miliardi di euro di export nel 2020 (+5,8%)”.

Comunicato stampa: APEO

 
 
 
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