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Spagna, uva da tavola: aumentano i costi di produzione ed export

in Spagna produrre uva da tavola costa il 20% in più rispetto al 2021, ma i problemi sono anche legati a export e logistica

da Redazione uvadatavola.com 16 Giugno 2022
16 Giugno 2022
costi di produzione
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Il comparto spagnolo di uva da tavola esporta circa il 60% della sua produzione, ma quest’anno dovrà gestire l’aumento dei costi di produzione, difficoltà a reperire container e una logistica sempre più complessa.

Joaquín Gómez, presidente di APOEXPA (Associazione dei produttori ed esportatori di frutta e altri prodotti agricoli della Spagna) è stato intervistato da TheGrapeReporter. Qui ha affrontato alcuni nodi che per questo 2022 il comparto spagnolo dell’uva da tavola dovrà affrontare.

Container più lenti e costosi e costi di produzione +20%

“Oggi – comincia Gómez – gestire la logistica in Paesi come Cina e Vietnam è diventato complesso perché le navi non garantiscono più i viaggi e i tempi di percorrenza stimati sono spesso sballati. Inoltre i costi dei container sono alle stelle. L’aumento dei prezzi per il trasporto sta compromettendo tutta la logistica delle esportazioni. Il conflitto ucraino ha reso difficile raggiungere i Paesi europei vicini all’Ucraina e i costi per raggiungere quelle aree sono lievitati. Le principali conseguenze della guerra scoppiata a due passi da casa nostra hanno aumentato enormemente i costi di produzione di ortofrutta in generale e dell’uva da tavola in particolare. Si stima che rispetto al 2021 ci sia un 20% in più di costi di produzione. Per quanto ci riguarda stiamo lavorando alacremente per efficientare tutta la nostra logistica. In Europa non abbiamo problemi, tutto funziona in modo razionale, nonostante i costi più alti. All’estero, però, saremo costretti a gestire gravi e inumerevoli problemi; infatti la disponibilità dei container è molto limitata. Risulta quindi complesso rispettare i tempi di consegna a causa delle compagnie di navigazione. Tutto ciò considerando anche la deperibilità del prodotto come l’uva da tavola rende tutto molto più complesso”.

Stagione buona, con una settimana di ritardo

“La campagna spagnola dell’uva da tavola inizierà a fine giugno – continua il presidente -, abbiamo una settimana di ritardo rispetto all’anno precedente. La stagione, ovviamente, è legata al clima; se abbiamo giornate asciutte, ad esempio, riusciamo anche a prolungare i tagli fino alla fine di novembre, inizio dicembre”.

Proiezioni export uva spagnola: 200.000 mila tonnellate

“L’anno scorso (2021) – annuncia Joaquín – abbiamo esportato 190.000 tonnellate. Quest’anno il raccolto è buono e di buona qualità, quindi speriamo di arrivare a 200.000 mila tonnellate di uva esportata. La crescita delle superfici, da noi è molto limitata perché non c’è più terra disponibile, ma ogni anno notiamo che gli ettari dedicati a questa coltura aumentano e c’è anche un continuo rinnovamento varietale con cultivar che mostrano caratteristiche superiori. Prima di scegliere una nuova varietà da impiantare, però, ci assicuriamo che le nuove cv siano facili da coltivare, resistenti alle malattie e che abbiano un buon sapore e colore”.

In foto: Joaquín Gómez, presidente di APOEXPA (Associazione dei produttori ed esportatori di frutta e altri prodotti agricoli della Spagna)

In foto: Joaquín Gómez, presidente di APOEXPA (Associazione dei produttori ed esportatori di frutta e altri prodotti agricoli della Spagna)

Il punto sui consumi

“Confidiamo – continua Joaquín Gómez – che questa nuova stagione, però ci riporti alla normalità post pandemia per quanto riguarda i consumi. Ci auguriamo che la stagione turistica vada bene, perché quando il turismo va bene vuol dire che stanno andando bene anche i consumi e tutto ciò si riflette anche sui consumi di uva da tavola”

La geografia dell’Export

“Le principali destinazioni – fa sapere presidente di APOEXPA – per le nostre esportazioni sono il Regno Unito, la Germania e il resto della Comunità Europea. Seguite da Paesi più lontani come il Sudafrica. Le nostre uve giungono anche in mercati dell’est, ma da due anni abbiamo molti problemi a raggiungere Cina e Vietnam. Paesi lontani che richiedono viaggi lunghi e costosi. Inoltre abbiamo cominciato a lavorare a un dossier, che a mio avviso concluderemo entro agosto, per avviare l’export di uva in Thailandia. Stiamo aspettando la visita degli ispettori thailandesi per avere l’ok. Si tratta di un Paese nuovo, dovremo provare a testare la logistica e vedere come procedono lì i consumi”.

Reperire manodopera: un problema anche in spagna

“In Spagna – conclude infine Joaquín Gómez – la pandemia ha colpito significativamente il Paese due anni fa (nel 2020). La situazione sanitaria ha generato anche una mancanza di manodopera. Oggi da noi i contagi sono sotto controllo e la campagna è tornata alla normalità. Certo, al momento non riscontriamo problemi di carenza della forza lavoro, ma la questione si aggraverà sicuramente in futuro. Per quanto ci riguarda, l’unica soluzione che abbiamo trovato è assumere lavoratori stranieri con un contratto temporaneo. Esso consente loro di giungere in Spagna per lavorare fino al termine della campagna e tornare nel Paese di origine. Già oggi stiamo lavorando per gestire correttamente la logistica e gli alloggi”.

Che i problemi europei vengano presi in carico dall’Europa

La difficoltà nel trovare operai e l’aumento dei costi di produzione sono dunque problemi generalizzati nelle principali aree vitate del Globo. Solo qualche giorno fa Ismea ha diramato dei dati che fotografano anche per l’Italia un aumento dei costi di produzione pari a quelli Spagnoli. A questi elementi, però, per i Paesi che esportano al di fuori dei confini europei si aggiunge la difficoltà di reperimento di container in grado di raggiungere i mercati di destinazione in tempi accettabili.

Che l’Europa possa nuovamente sentirsi appieno Unione Europea

Continueremo a tenervi aggiornati sulle evoluzioni della questione logistica – che tra l’altro abbiamo già approfondito in questo articolo -. Auspichiamo, inoltre, che l’Europa possa nuovamente sentirsi appieno Unione Europea. E che questa sensibilità possa guidare le decisioni di Bruxelles. Sarebbe splendido, infatti, se l’Unione Europea agisse come un unico grande Stato capace di sentire, interpretare e risolvere alcuni dei problemi (export, manodopera, costi di produzione) che accomunano i diversi Stati che fanno parte della confederazione.

 

Traduzione e commento a cura di: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com

 
 
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