L’agricoltura non è abbastanza tech, il cibo è la nuova religione

da Redazione uvadatavola.com

“L’agricoltura in Europa è più conservatrice che in altre parti del mondo, in particolare nella digitalizzazione e nella genetica: è una posizione da rivedere, anche se non credo avverrà a breve”.

Una via per farlo potrebbe essere il superamento della ‘datata’ Pac, la politica agricola comune europea, per una onnicomprensiva politica alimentare integrata che vada dall’ambiente alla salute. E’ il messaggio che Louise Fresco, direttrice del centro di ricerca dell’Università di Wageningen, lancia in un’intervista all’ANSA sullo stato dell’innovazione nell’agroalimentare del Vecchio continente.

Wageningen è infatti uno dei cluster più dinamici in Europa per la ricerca in agricoltura e le sue applicazioni pratiche, con uno staff di 6.500 persone per 10mila studenti provenienti da più di 100 paesi, nonché uno dei motori di sviluppo del modello olandese celebrato di recente anche dal National Geographic Magazine. Dove tra serre hi-tech, alte rese e poca chimica la tecnologia non spaventa, anzi.

Il cibo è diventato una nuova religione – dice Fresco – e quando si collega alla tecnologia c’è il rischio del rifiuto: questa è la situazione oggi in Europa. Non realizziamo quanto siamo fortunati rispetto al resto del mondo, quanto abbiamo beneficiato del progresso scientifico in termini di pace e stabilità”.

Il cibo come religione? “Sì, prenda coloro per i quali pane e cereali sono cattivi e dovremmo tornare alle diete precedenti all’invenzione dell’agricoltura. Oppure, l’intolleranza al glutine: riguarda meno dell’1% della popolazione, ma oggi in alcuni paesi il 20% della popolazione ‘sente’ di avere problemi con il glutine. Come chiamare queste cose se non religione? Ma attenzione, se ti senti meglio non mangiando glutine vuol dire che c’è un effetto placebo, che credere ti aiuta. Ecco perché dobbiamo essere tolleranti con le religioni e i pregiudizi. Tutti ne abbiamo, è una delle caratteristiche che ci rende umani. Salvo quando questi atteggiamenti si trasformano in prescrizioni e obblighi per gli altri”.

E parlando di religioni del cibo, Louise Fresco sembra disposta a mettere in discussione anche quella che, in fondo, è la base del modello olandese: la religione dell’efficienza. “L’Italia è uno dei paesi dove si può apprezzare di più la bellezza del paesaggio plasmato dall’agricoltura. Anche se a volte è un’agricoltura inefficiente, vogliamo conservare quel paesaggio. Ma la società, e la politica agricola in Europa, devono essere consapevoli che bisogna pagare per tenere alta la qualità della vita nelle campagne”.

Il nodo è, secondo Fresco, il superamento della Pac, la politica agricola comune europea, in senso stretto. “Non c’è paese al mondo che abbia una politica alimentare integrata, capace di tenere insieme gli aspetti economici, ecologici e della salute legati al cibo. Se non si compie questo passaggio, non si progredisce” e non si supera neanche la diffidenza verso l’innovazione. “Questa – conclude Fresco – è la vera sfida per tutti”.

 

Fonte: Ansa

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