Melograno: tecniche colturali, gestione agronomica e delle avversità

da Redazione uvadatavola.com

Le melagrane italiane si distinguono da quelle degli altri Paesi produttori per precise caratteristiche estetiche e qualitative. La varietà Wonderful One, in particolare, ha trovato negli areali del Sud Italia le condizioni pedoclimatiche migliori per esprimere al massimo il suo colore rosso intenso, brillante ed uniforme.

La colorazione non rappresenta un elemento secondario per questo frutto, perché è proprio nel colore che risiedono i polifenoli, sostanze che contrastano i radicali liberi, contribuendo a combattere le malattie cardiovascolari e quelle legate alla senescenza.

Tecniche colturali e gestione delle avversità
La cooperativa Pomgrana ha puntato tutto sulle varietà Ako e Wonderful One, poiché ritenute superiori, rispetto ad altre, sul piano produttivo e qualitativo. Anche il calibro viene gestito in funzione del mercato: all’estero sono calibri più grandi, mentre in Italia calibri inferiori. La parte produttiva opera, quindi, sulla base delle richieste dell’area “commerciale” di riferimento. Il dialogo tra il mondo della produzione e della commercializzazione è costante e ciò favorisce sia il produttore, che sa cosa e come produrre, sia il commerciale, che è in grado di soddisfare i suoi clienti.

Il melograno non richiede molti interventi fitosanitari o elevata manodopera come l’uva da tavola, però necessita, anche quotidianamente, di microirrigazione e fertirrigazione. Con l’agronomo Chiara Vacca, socia fondatrice e agronoma di campo della cooperativa Pomgrana, abbiamo messo a fuoco la gestione agronomica e i principali problemi fitosanitari della coltura.

Assistenza tecnica: l’arma vincente
Fornire assistenza tecnica a tutti i soci produttori è stato per la cooperativa un passo vincente. La scarsa esperienza su questa coltura da parte delle aziende agricole locali ha giocato a favore degli agronomi, che hanno fornito precise indicazioni tecniche senza incontrare troppe resistenze. Tecnici e produttori hanno avuto modo di collaborare e crescere insieme, sperimentando di volta in volta nuove tecniche e metodi di gestione. Grazie anche all’esperienza maturata all’estero – in Turchia, Spagna, Grecia e soprattutto Israele – gli agronomi di Pomgrana non hanno solo “importato” la tecnica, ma l’hanno migliorata a seconda delle potenzialità e delle caratteristiche del territorio pugliese, modificando molti elementi come potatura, gestione idrica e nutrizione.

La gestione agronomica
La gestione dell’impianto richiede diverse pratiche colturali:

  • spollonatura,
  • impalcatura,
  • potatura verde e a secco,
  • legatura dei rami sulla struttura,
  • diradamento dei frutti e
  • raccolta.

 

Tra le varie operazioni, il picco delle attività lo si ritrova in occasione della potatura verde e del diradamento, quest’ultimo necessario per ottenere un’elevata qualità. I dispositivi tecnologici utilizzati dai produttori soci di Pomgrana, sono diversi, tra cui i tensiometri che monitorano l’umidità del terreno a 30, 60 e 90 cm di profondità.

“In questo modo è possibile modulare l’irrigazione in base alla disponibilità idrica del suolo rapportata all’età della pianta”, ha spiegato la dottoressa Vacca.

“Gli impianti sono gestiti in modo da ottenere un apparato radicale più superficiale, al fine di evitare il più possibile gli sprechi idrici e poter utilizzare acque con una salinità più elevata. Per lavorare sull’apparato radicale – ha continuato – sono fondamentali film plastici, baule e pacciamatura, che aiutano anche a gestire il cracking, mentre una corretta nutrizione è importante per uno sviluppo equilibrato della pianta e la gestione della luce in campo”.

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Autore: Teresa Manuzzi

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