Viticoltura in Brasile: analogie e diversità

Prosegue il world grape tour: per il primo viaggio 2024, abbiamo fatto tappa in Brasile. Ne abbiamo parlato con Newton Shun Iti Matsumoto

da uvadatavoladmin
viticoltura in brasile

La viticoltura da tavola rappresenta uno dei settori cardine dell’agricoltura brasiliana. Una delle principali aree di produzione di uva da tavola del Paese ricade nell’area nord-orientale del Brasile. Qui, gran parte della coltivazione si concentra intorno a Petrolina, città sulle rive del fiume São Francisco, considerata la capitale dell’uva da tavola brasiliana. Nel 2022, infatti, la città ha prodotto 236 mila tonnellate di uva da tavola, pari al 16% di tutto il raccolto nazionale. Ad assicurare la produzione, insieme all’abbondante disponibilità idrica garantita dal fiume São Francisco, tecnologie all’avanguardia a disposizione dei produttori locali che, sostenuti anche a livello nazionale dagli istituti di ricerca e di divulgazione rurale, riescono a ottenere uve di qualità.

Ma quali sono le principali varietà coltivate e quali le modalità di gestione in campo? Lo abbiamo chiesto nell’ultimo numero di uvadatavola magazine a Newton Shun Iti Matsumoto, agronomo, consulente e ricercatore presso l’azienda Rupestris Ricerca & Consulenza, oltre che produttore ed esportatore di uva da tavola. 

In che termini si misura la superficie dedicata alla viticoltura da tavola in Brasile?

Secondo i dati dell’IBGE (Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística) relativi al 2022, in Brasile la superficie dedicata alla produzione di uva da tavola e da vino si estende principalmente nello stato del Rio Grande do Sul, dove si concentrano 46 mila ettari. I restanti 30 mila, invece, sono dislocati in diverse aree del Paese. Di questi, 14 mila sono investiti a uva da tavola, suddivisi nello stato di Bahia (dove si trovano 3.500 ettari) e in quello di Pernambuco, che – con 10.500 ettari di superficie – rappresenta oltre il 50% della produzione nazionale di uva da tavola.
Nello specifico, l’area maggiormente vocata alla viticoltura da tavola è la valle del fiume São Francisco, nei pressi delle città di Petrolina e Juazeiro, caratterizzata da un clima tropicale semi-arido, ma avvantaggiata dalla vicinanza del fiume São Francisco, che – attraverso cattura diretta o perimetri irrigati – garantisce il necessario apporto idrico alla coltura.

Quali sono le principali differenze tra la produzione di uva da tavola brasiliana e quella italiana?

A mio parere, la principale differenza tra Brasile e Italia nella produzione viticola risiede nelle condizioni climatiche: in Italia, il clima è temperato, con stagioni definite e un inverno freddo durante il quale le viti vanno in riposo vegetativo fino alla primavera. Nella principale regione produttrice di uva da tavola in Brasile, invece, il clima è tropicale e semi-arido. Aspetto che determina la mancanza di una vera e propria stagione invernale e di conseguenza la possibilità di produrre uva tutto l’anno.
Per quanto riguarda le varietà di uva da tavola prodotte, possono essere più o meno rustiche. Nelle prime rientrano Niagara e Isabel; nelle seconde vanno annoverate uve con semi come Italia, Benitaka, Nubia e Jubilee. D’altra parte, come nel caso dell’Italia, la produzione sta virando progressivamente verso varietà apirene. Sono infatti in aumento i volumi di cultivar come BRS Vitória, Arra 15, Sugar Crisp, BRS Isis, Timpson, Autumn Crisp, Sweet Globe, ARD 36, Cotton Candye altre ancora.

Come si può descrivere un vigneto brasiliano?

Per l’uva da tavola abbiamo due possibili strutture di impianto: a “Y” e “a pergola”. Il sistema di conduzione è a cordone singolo o doppio, con potatura a spina di pesce, sebbene nel corso degli anni la selezione di varietà di uva con alta vigoria stia consentendo potature agli speroni. La densità di impianto varia da 1000 a 2000 piante per ettaro.
Ultimamente, diverse aziende produttrici stanno introducendo l’utilizzo di coperture plastiche, ma è davvero una sfida. Le condizioni climatiche tropicali, con piogge superiori a 100 mm seguite da temperature di 40 °C, non sono infatti conciliabili con l’impiego della plastica. 

viticoltura in brasile uva brasiliana

La filiera produttiva brasiliana della viticoltura da tavola, invece, com’è organizzata?

La struttura organizzativa dei produttori in Brasile è molto eterogenea, con piccoli produttori familiari e aziende con oltre 500 ettari, organizzati in gruppi, cooperative, associazioni, ma anche indipendenti.
Un problema che sta interessando il comparto della viticoltura da tavola è la crescente mancanza di manodopera: se operazioni come l’irrigazione o il diserbo possono essere meccanizzate, tutto il resto del lavoro richiede ancora procedimenti manuali.
Per quanto riguarda invece la gestione della raccolta e del post-raccolta, questa varia a seconda dei produttori: commercializzando tutto l’anno, però, siamo senza dubbio avvantaggiati.
In relazione al mercato, la principale finestra di riferimento rimane quella nazionale, ma non mancano volumi importanti di esportazioni destinate a realtà come il Canada, gli Stati Uniti, l’Inghilterra e alcuni Paesi europei. La tendenza che stiamo riscontrando è comunque quella di un’offerta sempre più competitiva. Il Brasile, però, si sta dimostrando all’altezza e le regioni produttrici si stanno adattando rapidamente alle nuove richieste, producendo uva di qualità e sempre più rispondenti alle esigenze dei consumatori. 

Concludendo, quali sono le prospettive per il comparto viticolo brasiliano?

Come filiera crediamo molto nell’importanza di investire costantemente in tecnologie e formazione. Il nostro obiettivo, di qui ai prossimi anni, è continuare lungo questa direzione, offrendo al mercato uva da tavola di qualità, sostenibile e in grado di soddisfare a pieno i palati dei consumatori, così da risultare competitivi non solo a livello nazionale, ma anche su scala internazionale.

 

Ilaria De Marinis
© uvadatavola.com

 
 
 

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