L’India potrebbe diventare uno sbocco per l’uva italiana

da Redazione uvadatavola.com

L’india ha tutte le caratteristiche per diventare un partner importante dell’Italia per il commercio di frutta. Tra i prodotti di particolare interesse per l’export nazionale vi è anche l’uva da tavola.

É così che Fabio Lunati, della Nomisma – società di consulenza che svolge attività di ricerca e advisory per realtà pubbliche e private nel campo dell’economia –  esordisce nell’articolo “Approccio al mercato indiano per uva da tavola e ciliegie” pubblicato sull’ultimo numero della  “Rivista di Frutticoltura e Ortofloricoltura” (n°4 – maggio 2020).

L’India potrebbe essere un ghiotto mercato per l’export dell’uva da tavola italiana, infatti la produzione locale procede lentamente e la raccolta avviene solo per due mesi l’anno, inoltre i consumatori indiani si mostrano interessati a frutta con un miglior rapporto prezzo/qualità. 

La riflessione, a proposito dell’uva da tavola, prosegue così:

L’India coltiva uva per l’80% destinata al consumo fresco, ma a causa degli elevati costi dei terreni la coltura locale si sviluppa lentamente. Al momento circa 3/4 della produzione locale sono raccolti tra marzo e aprile (principale varietà Thompson Seedless, cioè Sultanina), lasciando quindi spazio alle importazioni nei restanti mesi dell’anno.

 

La quasi totalità della produzione indiana di uva è destinata al consumo interno, anche se le esportazioni si rafforzano, dirigendosi verso i Paesi del Medio Oriente e sempre più anche verso l’Europa. L’India costituisce un’opportunità anche per l’Italia perché i consumatori ricercano, molto più che in passato, frutta con una migliore relazione prezzo/qualità, aprendo opportunità di business all’uva di importazione.

 

In questo senso è di grande importanza rafforzare i legami con gli importatori ed essere presenti sul mercato quando si manifestano aperture economiche, come lasciano trasparire recenti norme volte a favorire anche gli investimenti esteri (la carenza di magazzini di frigo-conservazione è un impedimento non trascurabile per il commercio di frutta fresca). 

 

I dati mettono in luce come l’Italia in questo momento sia presente, nel periodo settembre-dicembre, con quantitativi ancora irrisori (le esportazioni mensili sono intorno alle 20 tonnellate) sul mercato indiano in concorrenza diretta con altri due Paesi del Bacino del Mediterraneo (Grecia e Turchia) e indiretta con gli Stati Uniti che però esportano quantitativi di prodotto molto più consistenti, superiori alle 100 tonnellate  mensili.

 

L’uva è disponibile presso rivenditori, grossisti e anche attraverso numerosi siti di commercio elettronico. L’India importa già abitualmente uva e se l’Italia riuscisse a creare una partnership di alto profilo con operatori locali aumenterà le proprie opportunità di trading

Autore: Fabio Lunati, Nomisma – società di consulenza

 
 

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